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Note di regia di "Vostro Onore"


Note di regia di
Affrontare l’adattamento italiano della serie originale israeliana “Kvodo” è stata una sfida entusiasmante e impegnativa, supportata dall’eccellente lavoro degli sceneggiatori. Loro il merito di aver trasposto sul territorio italiano una drammaturgia aderente alla realtà di una nazione come Israele, fortemente influenzata da un conflitto geopolitico e religioso
pluridecennale.
Durante le riprese mi sono concentrato, innanzitutto, sull’approfondimento dei personaggi che sono protagonisti e motore della nostra serie: il giudice Vittorio Pagani e il figlio Matteo, incarnazione del rapporto padre-figlio, archetipo della letteratura e della cinematografia di tutti i tempi.
Nella grammatica del “legal drama” con cui ci misuriamo, ho deciso di innestare una vicinanza non solo emotiva ma anche fisica ai protagonisti, per condurre lo spettatore ad empatizzare con le vicende straordinarie con cui si confrontano Vittorio, Matteo e gli altri personaggi della serie.
Altro obiettivo che mi sono prefissato è stato quello di descrivere, al di fuori dei soliti schemi, l’interazione della criminalità organizzata con il tessuto socioeconomico di una città come Milano (teatro del racconto), senza indugiare su una rappresentazione della violenza eccessivamente spettacolarizzata, ma cercando di insinuare nello spettatore un continuo e quasi subliminale senso di pericolo.
Ho scelto, quindi, un linguaggio di ripresa asciutto e privo di virtuosismi: in primis con lo scopo di avvicinare gli spettatori alle vicende del protagonista (Stefano Accorsi) nella maniera più realistica possibile; in secondo luogo, per trascinarli in un vortice emotivo che stimolasse numerosi e inquietanti interrogativi sul confine tra il bene e il male, tra la giustizia e la violazione delle norme per necessità.
Ma prima ancora di tutto ciò, ho introiettato le emozioni di un “uomo di legge” che è costretto a porsi una domanda inesorabile: cosa si è disposti a fare per proteggere un figlio dalla violenza cieca della vendetta?

Alessandro Casale