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BERLINALE 72 - "Leonora Addio": l'omaggio a Pirandello


Paolo Taviani, con l'unico titolo italiano in competizione, racconta le vicende delle ceneri di Luigi Pirandello e chiude il film in uno slancio tra rimorso e poesia con un corto tratto da un racconto dello scrittore Premio Nobel, ambientato a New York. Con Fabrizio Ferracane, Claudio Bigagli e Francesco Foti, e le musice di Nicola Piovani, esce in sala il 17 febbraio con 01 Distribution


BERLINALE 72 -
Fabrizio Ferracane (al centro) in "Leonora Addio"
È l’unico titolo in competizione alla Berlinale 2022, diretto da Paolo Taviani e dedicato al fratello Vittorio scomparso nel 2018. Una partecipazione che arriva non certo per la statura del film, ma grazie alla storia del regista, al tema del film, Luigi Pirandello e il fascismo, all’Orso d’Oro vinto nel 2012 con "Cesare deve Morire".

"Leonora addio" è un film sul passato, parla del passato, le vicende legate alla morte di Luigi Pirandello e alla sistemazione delle sue ceneri, ed è pensato come se fosse girato nel passato, negli anni in cui era indispensabile disseminare la pellicola di dettagli, per far capire al pubblico a corto di fosforo (secondo chi faceva cinema) e di conoscenza sulla materia, cosa stesse succedendo sullo schermo.

E allora Taviani indugia sulla cassa che contiene le ceneri, accarezzata troppe volte dal suo custode (Fabrizio Ferracane) funzionario comunale incaricato di trasportare l’urna dal cimitero di Roma fino alla terra natale dello scrittore. O la mano, inquadrata stretta, dell’altro responsabile della sistemazione delle ceneri (Francesco Foti) obbligato a toccare la propria tasca per sottolineare la presenza, proprio lì, di una piccola parte delle ceneri di Pirandello, sistemata alla meglio in un foglio di giornale e dispersa poi nel mare dalla scogliera, in un finale di liberazione. Ma anche il dettaglio del chiodo nella mano del ragazzo, arma del delitto e titolo del cortometraggio tratto dal racconto di Pirandello “Il Chiodo” che porta a termine il film allungandolo di una quindicina di minuti.

Il dettaglio è antico, è per spettatori a digiuno di audiovisivo, non certo per chi è cresciuto a pane e film o per i giovani e giovanissimi che guardano video dalla mattina alla sera e che poi, ovviamente, non vanno al cinema nemmeno pagati.

E l’età non c’entra nulla, assolutamente nulla. Se c’è la voglia di fare cinema, l’esigenza di raccontare qualcosa che potrebbe andare svanendo dalla memoria, la forza di tornare sul set, ben venga un film di un regista maturo e ricco di esperienza. Poi però bisogna aggiornare la tecnica di scrittura, di ripresa e di racconto altrimenti il film sembrerà datato e risulterà poco digeribile.

La storia, le storie considerando anche il corto attaccato ex abrupto in coda al film, funzionano nel soggetto, meno nella sceneggiatura che inciampa spesso in qualche ripetizione e nei dialoghi, troppo costruiti e poco realistici. Belli i costumi e l’uso del materiale di repertorio che arricchisce il film nelle fasi iniziali con immagini che ci riportano nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale.
Un sguardo va dato anche alla locandina, tentativo di attirare con malizia l'attenzione, e che non c'entra assolutamente nulla con il film.

16/02/2022, 10:32

Natalia Giunti