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ALL'ALBA PERDERO' - I fuoriclasse della sconfitta


Una commedia firmata dal comico e regista toscano Andrea Muzzi.


ALL'ALBA PERDERO' - I fuoriclasse della sconfitta
All’età di dodici anni Andrea Muzzi legge sul giornale un trafiletto curioso. La notizia riporta la storia di un portiere della Juventus, Giancarlo Alessandrelli, riserva di Dino Zoff, che dopo cinque anni di ininterrotta panchina aveva giocato venti minuti in una partita prendendo tre goal. Il regista decide allora di ritagliare l’articolo e lo attacca alla parete della sua cameretta, sostituendolo con il poster di un campione dell’epoca, forse Niki Lauda. Negli anni poi continua a collezionare le storie di altri “fuoriclasse della sconfitta”, atleti e personaggi che hanno perso ma in maniera geniale, unica, impossibile, delle vere e proprie imprese di capitolazione umana. Anche l’idea di questa “sophisticated comedy” è autobiografica, in quanto nasce da una sua delusione professionale, un film che non parte per mancanza di budget. Ce lo racconta lo stesso Muzzi nelle sue note di regia: “Tornai a casa e scrissi subito una scena (poi rifinita nel film) dove immaginavo di essere premiato nella notte degli Oscar ma nella categoria Fallito dell’anno. Nacque così, da una sconfitta personale, il mio nuovo film”.

Un film quasi autobiografico quello del comico regista toscano Andrea Muzzi che racconta la storia del suo alter ego Andrea Gregoretti, alle prese con le disavventure del lavoro di cineasta. Caduto in depressione per il solito colloquio con un produttore senza budget, nella mente di Gregoretti affiora un ricordo di infanzia, legato ad un compagno di scuola, che in quinta elementare, durante il dettato, riuscì a fare 24 errori in una sola parola. Da lì gli viene l’idea di fare un film sugli eroi della sconfitta, su quelli che sono insuperabili nelle cadute professionali e sportive. All’Alba perderò è un film che fa tornare in mente la comicità toscana dei vecchi tempi, adattandola ai ritmi veloci e frizzanti delle sit-com di oggi. La storia del regista alle prese con la propria sceneggiatura si sviluppa in quadri separati, quasi tutti girati nell’interno di un appartamento - studio, nel quale entrano ed escono i vari personaggi con un impianto quasi teatrale. All’interno di questo spazio, si aprono i racconti sugli sportivi e gli artisti che hanno toppato nel loro intento, capitoli di vero e proprio divertimento del grottesco.

Interessanti le ricostruzioni degli episodi delle sconfitte, fatte con gli attori reali in spazi con sfondi neri ed illuminazione di taglio molto rarefatti. Un'altra cornice ulteriore dentro il film è la parte “documentaristica” nella quale si intervistano celebrità dello sport come Yuri Chechi, il portierone fiorentino Giovanni Galli e il boxer Lionel Bundu. Anche loro ci raccontano della loro fetta di amaro all’interno di carriere sfavillanti. E chi di noi del resto non ha mai fallito una volta nella sua vita? C’è anche Pupo che si trasforma nel presentatore dell’Oscar del “Fallito dell’Anno”, e pure lì il regista Gregoretti non è così bravo a fallire da poi riuscire a vincerlo! Esilarante il cameo del bravo Alessandro Riccio nella parte di un vernacolare Dante Alighieri, su piedistallo, che piomba inaspettatamente nella cucina del povero regista in cerca di idee.

Un film sincero e ben congegnato in scrittura, "All’Alba Perderò", una boccata di freschezza, che fa ben sperare per il ritorno di una nuova commedia toscana sul piccolo e grande schermo.

19/12/2021, 10:18

Duccio Ricciardelli