Daniele Barison, protagonista di "Atlantide"
Grandi occhi di osservatori esterni seguono un gruppo di giovani che, in un tardo pomeriggio estivo, leggono, ridono e si tuffano in un canale da un casotto abbandonato sulla laguna: con queste bellissime immagini su una musica suggestiva inizia "
Atlantide" il nuovo primo lungometraggio del regista e videoartista
Yuri Ancarani.
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Atlantide" documenta l’adolescenza di un certo tipo di ragazzi, che troviamo dappertutto nel mondo, gli stessi che in città come Roma truccano i motorini, li customizzano, come si dice in gergo, cioè li modificano per farli andare più veloce, li abbelliscono, li personalizzano per renderli unici, fra i tanti, per renderli migliori, secondo il gusto di ogni proprietario. Solo che qui siamo a Venezia, non ci sono strade, c’è solo acqua, e i motorini diventano barchini, gli unici veri amori di questi maschi adolescenti.
Il protagonista del film, Daniele - che più che un diciassettenne sembra un giovane uomo disagiato - è un ragazzo solitario, cupo, che sbarca il lunario con lavoretti di fortuna e che ha un solo interesse nella vita, quello di potenziare al massimo il suo barchino, per farlo diventare veloce come quello dei suoi coetanei. È una gioventù triste, la cui unica gioia sembra essere un nuovo motore Mercury da 40 cavalli.
Yuri Ancarani ha seguito questi giovani per quattro anni rubando i dialoghi dalla vita reale e lasciando che la storia si sviluppasse in divenire. A dispetto di una freschezza di realizzazione, l’assenza di una sceneggiatura è un limite che si fa sentire, influendo sulla narrazione che sembra rimandare e allungare, con una serie di sequenze iconiche, seppur girate benissimo, un finale che appare forzato e che già dall’inizio si presagisce tragico.
La vera forza del film del videoartista rimangono le immagini, la fotografia e la musica di
Sick Luke, che lo fanno diventare un viaggio allucinogeno e poetico in una città inedita.
Questa Venezia psichedelica, rozza, scortese che ci mostra Yuri Ancarani è molto lontana da quella patinata dei festival e venerata dal turismo mondiale. La sua storia e le sue acque sono sfigurate dall’olio dei motori che si riflette sulla superficie, dalle gigantesche navi da crociera che passano sfacciatamente nei suoi canali, dalle bottiglie e gli involucri di plastica che ricoprono i monumenti e i fondali, da un’umanità che non si cura del bello che la circonda. Tutto inizia e finisce nella laguna, sempre e per sempre bellissima, senza rivali, unica al mondo, Venezia è la nostra Atlantide che la natura, per vendetta o forse per giustizia, non può far altro che sommergere.
22/11/2021, 11:05
Beatrice Tomassetti