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TRANSUMANZE - Il 15 settembre in Ex Manifattura Tabacchi a Cagliari


TRANSUMANZE - Il 15 settembre in Ex Manifattura Tabacchi a Cagliari
Il documentario Transumanze del regista Andrea Mura verrà proiettato il 15 settembre alle ore 21.00 negli spazi della Ex Manifattura Tabacchi a Cagliari.

Attraverso la voce dei protagonisti, la pellicola racconta l’emigrazione dei pastori sardi in Toscana, un’avventura lunga tre generazioni. Una comunità laboriosa che guarda al futuro ma che conserva ancora la sua antica identità. La visione sarà accompagnata da una presentazione del regista e da un’introduzione di Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission, e di Antonello Zanza, direttore della Cineteca sarda.

Il film è girato da Andrea Mura con Nicola Contini, coautore del soggetto, ed è prodotto dallo stesso Mura in produzione associata con Ginko Film, con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission, Società Umanitaria-Cineteca Sarda e Circolo dei sardi Peppino Mereu di Siena.

Il documentario è frutto di tre anni di lavoro che fa luce su un fenomeno poco conosciuto e poco raccontato, in Sardegna come in Toscana e spesso, erroneamente, associato a fenomeni che con quell’impresa hanno avuto poco a che vedere, come i sequestri di persona.

Prossime proiezioni:
sabato 18 settembre ad Austis;
domenica 19 dicembre a Dualchi,
lunedì 20 dicembre a Bitti;
venerdì 24 settembre a Oniferi;
giovedì 30 settembre a Sant’Andrea Frius.

Le proiezioni sono organizzate dall’associazione Malik.

“Transumanze” descrive la vita di sei famiglie provenienti da sei piccoli paesi sardi, Austis, Busachi, Galtellì, Illorai, Orune e Paulilatino, per metterne in luce la vicenda storica che percorre tre generazioni. A partire da quei primi coloni che imbarcarono mogli e figli, pecore e cani per lasciare l’Isola e arrivare in Toscana. Il risultato è una perfetta fusione, romantica ed evocativa, tra passato e presente.

Mura racconta il reale con capacità rara, immergendo la cronaca in una peculiare sensazione sospesa, da presagio biblico, e impiantando una nota di nostalgico romanticismo nel palcoscenico descrittivo della sua narrazione. “Chiamiamoli avventurieri: erano i più coraggiosi, i più audaci, come avviene anche oggi ai nuovi migranti” aggiunge il regista.

“I toscani scoprivano la fabbrica e abbandonavano le terre, grazie ai sardi quelle terre sono ripartite ed è stato mantenuto il paesaggio. Senza di noi qui sarebbero tutti calanchi” spiega uno dei protagonisti del film, che parla con forte accento toscano ma che dice di sentirsi ancora sardo. I suoi figli hanno migliorato il lavoro antico, hanno costruito nuove attività, tirato su grandi imprese. E non hanno perso le radici. Oggi le mungitrici automatiche e i capannoni industriali convivono con il territorio, i cinghiali e i gruccioni. “Innoche si faeddanta tres libas” racconta un pastore che prima della Toscana aveva fatto fortuna in Australia, “qui si parlano tre lingue, il sardo, l’italiano e l’inglese. Qui si canta a tenore durante gli spuntini, qui si gioca alla morra. Non si perde la tradizione, anzi in alcuni casi si rafforza, come si fosse cristallizzata” spiega Mura. Si lavora insieme in una vita comune, con uomini, pecore e terra, dedicando una cura particolare ai luoghi e ai loro silenzi, rotti soltanto dalla voce degli animali.

Vincere l’iniziale ostilità non è stato semplice. “Ci chiamavano delinquenti, pecorai, e ci vedevano come elementi di una grande migrazione di massa, esattamente come gli italiani vedono oggi quella degli extracomunitari. Ma chi lavorava è stato accolto. C’è voluto tanto coraggio. Nel periodo dei sequestri di persona arrivavano i controlli negli ovili: due, tre, cinque volte al mese, è durato dagli anni Settanta fino agli anni Ottanta”. “Caccia al sardo” titolavano i giornali dell’epoca, con i pastori vittime della generalizzazione e delle mele marce.

Transumanze è anche un film che parla di emancipazione femminile. “Non è un lavoro da donna” dicevano i padri, e invece oggi le figlie dimostrano di saper fare quanto gli uomini. Elisabetta viene da Orune. Parla molto bene anche il sardo. Il suo sogno è quello di tornare un giorno ad Orune, da cui partirono i genitori sessant’anni fa. “Si lavora insieme, uomini e donne. Si vive in campagna. La famiglia resta unita, la donna collabora attivamente alle attività delle aziende”.

14/09/2021, 12:11