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DUCCIO CHIARINI - "La mia famiglia e il rapporto con il fascismo"


"L'occhio di vetro" dopo la presentazione al Festival dei Popoli è ora in sala distribuito da Istituto Luce


DUCCIO CHIARINI -
Duccio Chiarini
E' arrivato in sala dal 4 giugno scorso "L'occhio di vetro", ultimo documentario diretto da Duccio Chiarini.

Tutto nasce dalla scoperta del passato fascista dei tuoi nonni: quando e come è avvenuto?

Come racconto nel film, ho sempre saputo in qualche modo che ci fosse un passato fascista nella mia famiglia materna, ma non ho mai avuto chiaro fino a che punto.
C'era un silenzio strano, era un buco nero in famiglia: a un certo punto ho sentito che era arrivato il momento giusto per capirne di più, volevo parlare con mia nonna ma è improvvisamente mancata. Ho comunque iniziato a lavorare sul documentario, legandolo più alla sua casa (anche la storia della sua abitazione è legata al fascismo), da lì è venuto fuori un diario e la storia di famiglia mi si è dipanata davanti.
Sono stato davvero travolto da questa vicenda, che al suo interno aveva tutte le caratteristiche tipiche di tanti libri da me letti su famiglie divise dai conflitti: ho sentito il bisogno di raccontarla e mentre ridisegnavo questa narrazione mi sono reso conto che era diventato qualcosa di più grande, una sorta di viaggio dentro il tempo, una riflessione sulla memoria.
La mia famiglia intercettava tutte le componenti di quel tempo, che è stato davvero complesso da vivere.

Il titolo sembra misterioso, da cosa nasce?

E' un occhio che ritrovo nei cassetti di casa, appartenuto a mio nonno materno dopo una ferita sul fronte durante la prima guerra mondiale. E' la rappresentazione perfetta del canale di ingresso della sua vicenda nel fascismo, ma rappresenta bene anche la (semi)cecità di quest'uomo, non solo fisica.

Nella tua carriera finora ti sei molto diviso tra fiction e documentari.

Fondamentalmente non ci penso, la bellezza di questo lavoro è poter scegliere la storia da raccontare, sono poi le varie storie che "chiamano" la forma in cui devono essere narrate.
Vero, ho girato due doc molto familiari, prima di questo anche "Hit the road, nonna": è il mio modo di raccontare l'appartenenza e le mie radici, con i film sono invece più proiettato verso ciò che vedo nel presente.
Mi lascio molto suggestionare da ciò che sento, questo è comunque un documentario anomalo. Non c'è consapevolezza nello scegliere la finzione o la realtà: ora stiamo pensando all'eventualità di fare un film da questa storia, ma andrà fatto in maniera diversa, è necessario uno sguardo differente...

Come hai passato gli ultimi difficili mesi di pandemia?

Devo dire che sono stato fortunato, lavorativamente questa pandemia non mi ha coinvolto più di tanto: nel primo lockdown mi sono potuto dedicare al montaggio di questo documentario, lavorando a distanza.
Invece mi sono dedicato alla scrittura del mio prossimo film nel secondo lockdown: un film che spero presto di poter iniziare a girare, intanto ho concluso la sceneggiatura.

07/06/2021, 19:45

Carlo Griseri