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Note di produzione de "Il Figlio della Luna"


Note di produzione de
“Solo facendo parlare di lui gli daranno attenzione… a lui e a tutti gli altri nelle sue condizioni… chi sta bene si puň stare zitto… chi ha bisogno dell’aiuto dello Stato, delle Istituzioni… deve gridare” č Lucia Frisone, la madre di Fulvio, affetto da tetraplegia spastica distonica dalla nascita, ora quarantenne fisico nucleare.

Alla storia della loro vita č dedicato il film per la tv prodotto da Raifiction, realizzato dalla 11 marzo di Roberto e Matteo Levi con la regia di Gianfranco Albano.

Ad interpretare Lucia Frisone, detta “mamma ciclone” sarŕ Lunetta Savino, mentre Fulvio avrŕ il volto, a seconda dell’etŕ, di Alessandro Morace (sul grande schermo con “Anche libero va bene” nei panni del figlio di Kim Rossi Stuart) e, successivamente, di Paolo Briguglia.

Carmelo (nel film, Antonio Milo) e Lucia Frisone, entrambi siciliani, di modesta estrazione e di scarsa cultura – “io tengo solo la quinta elementare” ricorda spesso la signora -, dopo due figlie, Palmira (interpretata in etŕ adulta da Evelyn Famŕ) e Pinella (Sabrina Sirchia), si ritrovano a dover crescere – a causa di insipienza medica al momento del parto – un bimbo affetto da gravissime menomazioni.

La madre farŕ di tutto perché questo figlio, purtroppo leso nel fisico e nel linguaggio, cresca e studi come tutti gli altri coetanei, arrivando addirittura a far modificare una legge che prevedeva per i ricercatori universitari una “sana e robusta costituzione”.

Per studiare e disegnare (le sue altre passioni oltre alla Fisica, sono la poesia e la pittura) Fulvio adopera, con grandi sforzi, una sorta di casco dal quale pende un sottile braccio meccanico, un’evoluzione del primo, artigianale, costruitogli dal padre Carmelo.

La madre Lucia, oltre alle tante battaglie per l’educazione, si č sempre mobilitata per la riapertura delle case chiuse, riuscendo intanto a far avere al figlio menomato anche una normale attivitŕ sessuale. Ed ha ottenuto dallo stato un’assistenza sociale di ventiquattro ore al giorno.

Nessun politico alle spalle, nessun appoggio istituzionale, solo una grande attenzione dei mass media che hanno portato agli onori di cronaca il caso. E tutto ciň, grazie al coraggio, alla forza d’animo e alla tenacia di questa madre, la quale, a sua volta, grazie alle difficoltŕ del figlio, č cresciuta, ha imparato tante nuove cose, ha tanto viaggiato e ha vissuto esperienze che mai avrebbe immaginato.

Il film di Gianfranco Albano – scritto da Paola Pascolini e Mauro Capriccio, con la collaborazione della stessa Lucia Frisone – racconta questa storia con grande rispetto e umiltŕ, partendo da un recente viaggio della famiglia oltreoceano, per un convegno scientifico sulla Fisica Nucleare, e ripercorrendo, in flash back, le tappe di questo straordinario percorso umano.

Uno sguardo alla luna, dalla finestra dell’albergo, la stessa luna tanto amata e guardata la notte della nascita di Fulvio.

Il dramma del parto e la rivelazione della malattia, le umiliazioni ricevute dalla gente comune e dalle istituzioni, gli scoramenti superati, le invenzioni e gli insegnamenti – grazie ad un intuitivo metodo della madre, Fulvio a quattro anni leggeva e, nonostante le diagnosi dei medici, imparň, se non proprio a parlare correttamente, ad articolare dei suoni quasi comprensibili. Le lotte per entrare nelle scuole pubbliche, le prime amicizie e i primi attestati di accettazione e rispetto da parte della societŕ, fino all’attenzione della stampa e al riconoscimento di importanti diritti civili.

Un film per ricordare e testimoniare che, a volte, la speranza e il coraggio riescono ad abbattere insuperabili barriere, architettoniche e non.

Oltre a un cast attoriale di tutto rispetto, il film si avvale delle musiche della band internazionale “Agricantus”, siciliani, tra i maggiori rappresentanti della cosiddetta “world music”.