Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "L'Ultimo Uomo che Dipinse il Cinema"


Note di regia di
Il concetto attuale di arte è divenuto sempre più ampio rispetto al passato. Se fare arte significa trasmettere emozioni, leggere nel cuore di chi osserva e interpretare il mondo, rivisitandolo e trasmettendo sensazioni, allora anche il manifesto cinematografico è arte. La storia dell’arte del ‘900 ha sempre marginalizzato il manifesto cinematografico e spesso non l’ha preso in considerazione perché era concepito per le masse. Questo ha portato le discipline artistiche a non approfondire la storia di queste opere e neppure la storia dei loro autori, i cosiddetti cartellonisti. La critica ha sempre pensato che gli artisti fossero altri. Invece i dipinti di Casaro per la loro efficacia comunicativa, per la loro fantasia, possono entrare nelle gallerie d'arte senza preconcetti, non solo perché è tempo che si rivaluti in termini critici l'illustrazione, ma proprio perché, a un’indagine attenta, l'opera di Casaro acquisisce anche un valore personale, riaccendendo emozioni e ricordi.
A tale proposito Fellini diceva: “i manifesti cinematografici si fanno amare perché sono come le canzonette: ti riportano a certi momenti della tua vita, impedendoti di perderli. Ti riportano non soltanto ai film, quanto alle loro stagioni, al clima e al sapore di quelle stagioni. La tenerezza, il languore, il desiderio, la paura, abbiamo imparato a conoscerli anche attraverso i manifesti del cinema.”
Attraverso i manifesti cinematografici di Casaro noi possiamo ripercorrere la storia del cinema, la storia dello spettatore cinematografico in particolare, la storia della promozione cinematografica, ma anche la storia della pubblicità, la storia dell’illustrazione, la storia dell’arte.


Walter Bencini

16/01/2020, 07:15