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FELLINI - Ristampato il mitico "libro dei sogni"


FELLINI - Ristampato il mitico
Martedì 21 gennaio 2020 al cinema Massimo di Torino verrà presentato, in occasione del centenario dalla nascita di Federico Fellini e in accoppiata con la copia restaurata de "Lo Sceicco Bianco", la nuova edizione de "Il libro dei sogni" affidata a Sergio Toffetti, che sarà in sala per l'occasione e che abbiamo intervistato.

In cosa consiste questa nuova edizione del "libro dei sogni"?

Ovviamente il libro dei sogni felliniano resta tale e quale, anche se curato meglio a livello editoriale: i suoi disegni sono straordinari, i suoi commenti molto divertenti.
Fellini inizia a registrare i suoi sogni nel 1960 e finisce nel 1982, con un intervallo tra il '70 e il '73, mentre gira "Amarcord" (che in sé era un sogno...). Il libro è molto interessante perché al tempo stesso è un po' la fonte di ispirazione per i film ma è anche una sorta di ragionamento complessivo sull'Italia, sull'identità italiana.
In uno dei pezzi che accompagnano questa nuova edizione, Giampiero Brunetta si inventa il pianeta Fellinia, che è una buona metafora per il suo cinema!
Oltre a ciò, in questa nuova edizione (che uscirà anche negli Stati Uniti e in Francia) si è mantenuto il pezzo introduttivo di Tullio Kezich, suo grande amico, e anche quello di Vincenzo Mollica. Oltre a un mio testo, ho aggiunto il pezzo di Brunetta, uno di Filippo Ceccarelli e uno di Simona Argentieri, una psicanalista che ne analizza i sogni.
E poi un ricordo di Milo Manara, che ha lavorato con lui, e una prefazione di Lina Wertmuller che è stata sua aiuto-regista.

Al cinema Massimo di Torino verrà presentato il libro insieme a "Lo sceicco bianco" restaurato: che importanza ha nella filmografia di Fellini quel film?

Beh, quel film è il sogno di un altro, in realtà, poi ri-sognato da Fellini! L'idea originale era di Michelangelo Antonioni, che da un suo cortometraggio ("L'amorosa menzogna") pensa di fare un lavoro sui fotoromanzi, era la loro grande stagione... Ma il film viene affidato e Fellini e prodotto da Rovere: la storia è di una giovane donna che sogna l'incontro con l'eroe dei suoi fotoromanzi, lo Sceicco Bianco appunto, interpretato da Alberto Sordi, e lascia per un giorno il marito.
Ma insieme al film faremo vedere anche alcuni tagli di quell'opera, che ho scoperto per caso ai tempi in cui lavoravo in Cineteca: sono molto interessanti, ci sono alcune prove di altri titoli diversi (non era convinto da subito che "Lo Sceicco Bianco" funzionasse...) e alcuni esempi di autocensura (in una scena, dopo essere andato con una prostituta lui si prepara per andare dal Papa: forse era troppo, per i tempi!).

Fellini compie 100 anni e ancora è un punto di riferimento per i critici di tutto il mondo: lo è anche per i suoi colleghi registi? C'è qualcuno che le sembra voler seguire più di altri la sua scìa?

Il primo nome che viene in mente è inevitabilmente quello di Paolo Sorrentino, che dopo aver fatto il suo "La dolce vita" con "La grande bellezza" ha anche fatto il suo "8 e mezzo" con "Youth"! Ne ho discusso a lungo con lui, una volta... lui sostiene che più che un Felliniano si considera un Fellinista (cioè un militante, non uno studioso).
Ma in generale i nostri registi sono poco cinéphiles, abbiamo influenzato sicuramente di più il cinema americano. Si pensi a Rosi e l'influenza che ha avuto su Oliver Stone, o Visconti su"L'età dell'innocenza" di Scorsese!

10/01/2020, 08:41

Carlo Griseri