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Note di sceneggiatura di "Ognuno è perfetto"


Note di sceneggiatura di
La cosiddetta “diversità” mi ha sempre affascinato, mi pare un punto di osservazione privilegiato sul mistero della natura umana. I cosiddetti “diversi” infatti esprimono emozioni identiche alle nostre usando linguaggi differenti. Attraverso di loro, diventa più facile capire noi stessi. Loro siamo noi, raccontati in un altro modo. Questo effetto nella vita reale è molto forte quando si ha a che fare con la Sindrome di Down: per quasi tutti è una esperienza umanamente molto coinvolgente. E così, ho cercato di portare questo concetto nella trama: i giovani protagonisti con la Sindrome, all’inizio iper-protetti dagli adulti perché “hanno dei limiti”, spesso ribaltano i ruoli e finiscono per rivelare gli adulti a se stessi, aiutandoli nella loro crescita. Del resto, nell’adattare per l’Italia la bella serie belga, con Rai e Viola Film abbiamo scelto di cambiare varie cose. Ad esempio, abbiamo dato più spazio alle figure dei genitori, per valorizzare il nostro ottimo cast, ma soprattutto per raccontare un fenomeno straordinario della realtà italiana: il ruolo svolto dalle famiglie che, singolarmente e con le loro associazioni, affiancano e spesso sostituiscono l’offerta pubblica, garantendo elevati standard di servizi alle persone con la Sindrome di Down. Questo volontariato non sarà mai abbastanza raccontato. Sempre ragionando sulla realtà italiana, è stato dato più spazio al desiderio di “trovare un lavoro vero”. Parlando con decine di giovani con la Sindrome mi sono accorto che l’80% lo citava, dunque era giusto dargli il giusto peso. Inoltre è cambiato lo scopo dell’avventura (non la ricerca di un premio perduto “sposare Tina”), nel gruppo in fuga è stata aggiunta una ragazza che non c’era, il personaggio del padre è passato dall’avere poche scene a diventare protagonista, con l’inserimento di un divorzio e di un nuovo amore, cosa che ha poi portato a trasformare il proprietario della fabbrica da uomo a donna. Insomma, alla fine si è trattato di una riscrittura completa, anche se è rimasta intatta l’originale e potente idea della serie belga: l’avventura di un gruppo di giovani con la Sindrome che fugge per amore per le vie d’Europa. Lavorare a questa storia è stato per me un vero piacere, ringrazio regia, cast e produzione per lo splendido lavoro che a mio avviso hanno fatto. Tra i miei ricordi più belli c’è la fase di ricerca, in cui ho conosciuto tante persone splendide: un grazie a chi mi ha aiutato in quella fase delicata, come Anna Contardi di AIPD e Rosanna De Sanctis dell’Associazione di Idee di Bologna.

Fabio Bonifacci

10/12/2019, 17:03