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Note di regia di "Dicktatorship"


Note di regia di
Avere il pene significa essere incatenati ad un folle. Lo diceva Sofocle, più di 2500 anni fa. Aveva ragione allora e avrebbe ragione anche oggi, se si pensa a Donald Trump e al suo atteggiamento apertamente misogino che non gli ha impedito di diventare Presidente degli Stati Uniti. Intellettuali, femministe, attivisti, sociologi – e persino qualche repubblicano – si sono chiesti: come è stato possibile? Ebbene, se c'è un Paese al mondo che può rispondere a questa domanda, quello è l’Italia. Ogni cosa qui sembra ruotare intorno all'organo genitale maschile, basti pensare che esistono ben 887 modi diversi per definirlo. L’Italia è la patria del latin lover, e il Paese che per decenni ha idolatrato Mussolini (e la passione del Ventennio per gli obelischi è cosa nota...), e poi – per almeno altri due – Berlusconi: tutti personaggi che, in qualche modo, hanno fatto del maschilismo, del machismo o del sessismo la loro carta vincente. *** Nella cultura mediterranea l'uomo sembra dover necessariamente rispondere a un’ideale di virilità: ma cosa si intende davvero per virile? L’uomo virile è “solo” un seduttore impenitente e un amante instancabile, o deve essere prepotente, violento, oppressore? Qual è la differenza tra l'essere uomo e l'essere “maschio”? La cosiddetta "crisi del maschio contemporaneo" altro non è che la sua perdita di potere?

Con DICKTATORSHIP abbiamo voluto raccontare come una società fallocentrica e patriarcale non possa produrre che atteggiamenti maschilisti e sessisti. E come questi siano trasversali e indipendenti dal ceto sociale, dalla provenienza geografica, dall’orientamento politico. Un paio di anni fa non passò inosservato un incontro organizzato dal PD, dove sei uomini erano seduti su un palco mentre altrettante ragazze dietro di loro reggevano gli ombrelli per proteggerli dal sole. Le ragazze furono prontamente soprannominate “ombrelline”, unendosi alla schiera di veline, letterine, olgettine... tutti neologismi entrati nel gergo comune e che parlano della mentalità Italiana più di tanti saggi di sociologia. Annoiati da questa forma mentis, abbiamo deciso di prendere il Belpaese come case-study perché senz'altro l’Italia è un paese dove il maschilismo – e ahinoi la violenza di genere – hanno ancora un ruolo predominante. I dati ci parlano di trattamenti salariali e possibilità lavorative tutt’altro che egualitari, e le cronache riportano quasi quotidianamente notizie allarmanti di femminicidi. Da dove nasce questa idea balzana della supremazia maschile? Come reagiscono gli uomini di fronte all'emancipazione femminile? Come mai un sistema apertamente misogino viene ancora preservato? Perché ancora oggi si educano in modo profondamente diverso i figli maschie e le figlie femmine? Le domande sono tante, e per cercare di rispondere alla più importante di tutte – di chi è la responsabilità? – abbiamo indagato su quelli che secondo noi sono i pilastri del sessismo in Italia: la scuola, la politica, i media, la famiglia e “last but not least” la Chiesa.

Rispetto ai nostri film precedenti, i temi affrontati in DICKTATORSHIP possono sembrare meno immediatamente autobiografici. Non è così, ci sentiamo direttamente chiamati in causa, in primo luogo come cittadini e poi come coppia gay, dal momento che – com’è ampiamente dimostrato dai fatti prima ancora che dalle statistiche – misoginia e omofobia sono facce di una stessa medaglia. Ma attenzione, questo non vuole essere un film contro il maschio: piuttosto il tentativo di capire cosa sta succedendo nella nostra società, ancora prepotentemente dominata da uomini bianchi e – almeno ufficialmente – eterosessuali. La storia è stata scritta da loro e per loro, ma è giunto il momento di far levare altre voci.

Gustav Hofer, Luca Ragazzi