LO SCHERMO DELL'ARTE 2018 - Focus on Ra di Martino


Appuntamento speciale nel programma del festival fiorentino, tra cinema e arte


LO SCHERMO DELL'ARTE 2018 - Focus on Ra di Martino
Poor Poor Jerry
Il focus di quest'anno de Lo Schermo dell'Arte è stato dedicato al lavoro di Ra di Martino che con la sua ricerca ha saputo indagare le relazioni tra cinema e arti visive, grazie ad una produzione che si muove tra cinema, installazione e fotografia. La sua interessante produzione è stata più volte presentata durante Lo Schermo dell'Arte, con cortometraggi e mediometraggi da uno stile ormai riconoscibile, che esplorano le possibilità combinatorie del cinema con paradossi, metafore e illuminazioni improvvise. I Cango Cantieri Goldonetta hanno inoltre ospitato un talk in lingua inglese, durante il quale la video artista ha raccontato il suo percorso di formazione e di ricerca con la proiezione e il commento in diretta di spezzoni tratti dalla sua filmografia.

Tra i vari cortometraggi proiettati spiccano per intuizione e freschezza La Camera, con Filippo Timi e Anastasia Astolfi, nel quale i due attori recitano in cuffia le storie di persone che raccontano i propri ricordi, legati al mondo della televisione popolare e dell'infanzia. In una sorta di stanza metafisica ricostruita all'aperto che simula un salotto di altri tempi, i due performers ripetono come in un dramma dell'assurdo le frasi, copiando gli accenti, il tono, la cadenza e le emozioni che arrivano dalle voci. Interessante notare che la di Martino lavora molto in sedici millimetri per poi riversare il filmato in digital video, conferendo alle immagini una patina di cinema senza tempo e carica di calore materico e dalla grana molto accentuata.

Altro lavoro degno di nota, tra i non meno interessanti dei cinque presentati, è Poor Poor Jerry, un'animazione molto melanconica e ben realizzata, che vede protagonista uno stanco e veccho Jerry che cammina da solo in un paesaggio desertico e ventoso. Jerry parla ed è doppiato con i dialoghi estrapolati dai film di amore, sono film di diverse epoche e di diversa provenienza che rendono il povero personaggio del titolo come un manichino, un corpo svuotato, guidato dalle mille voci sentimentali che non gli appartengono. La sua espressione muta secondo il pathos dell'attore recitante, ma il simpatico personaggio dei cartoon è ormai come un palloncino svuotato, in balia di un immaginario collettivo che forse non esiste più. Il cinema della di Martino è già volto al futuro, ha superato i generi, mescolato i dialoghi, remixato il banale collettivo e ha fatto del mash up e del cut up la nuova punteggiatura per un nuovo linguaggio in movimento.

Duccio Ricciardelli

20/11/2018, 08:51