Giacomo Ferrara e Aurelia Poirier in "Guarda in Alto"
Dopo la presentazione ad
Alice nella Città, lo scorso anno, "
Guarda in Alto" arriva al cinema. Ci ha messo un po’ ma tanto non è un film che scade, è una favola metropolitana tra Terry Gilliam e Pappi Corsicato dove quello che conta non sono né le persone né la storia ma quello strano senso della vita che si percepisce tra il sogno e la realtà.
Teco va per tetti alla ricerca di quello che manca a lui e a tutti i giovani insoddisfatti, ovvero qualunque cosa sia diversa da quello che già hanno in mano. È successo a tutti, chi più chi meno, di sentire l’esigenza di vedere il resto del mondo, partendo dai tetti di Roma tra San Lorenzo e il Pigneto e finendo magicamente a frequentare eccentrici salotti, rimanendo a bocca aperta davanti a eccentrici personaggi.
Il film di
Fulvio Risuleo, regista della giusta età di chi vuole scappare attraverso i tetti e cercare luoghi e figure che stimolano la fantasia, parte con una buona idea ma come spesso accade, malgrado gli sforzi per fare il contrario, entra in alcuni stereotipi non nella narrazione ma nella realizzazione. Dalla recitazione, con i personaggi che tendono a guardarsi fissi in faccia durante i dialoghi, ad alcune scene risolte in modo frettoloso giustificabili sono dall’inascoltabile e abusato “sì, ma è una favola”.
"
Guarda in alto" è comunque un esperimento carino, non del tutto riuscito ma un punto di partenza interessante per un regista che sa quello che vuole. Non lo fa ancora al meglio, ma lo fa.
08/10/2018, 10:51
Stefano Amadio