CINEMA FRANCESE - "Première Année" e "L’orde des médecins"
portano allo schermo la figura del medico oggi
Thomas Lilti è uno sceneggiatore e regista atipico, in quanto pur dedicandosi alla professione di medico generalista continua a realizzare film. Due dei suoi lungometraggi più conosciuti e acclamati portano allo schermo la professione del medico vista e analizzata dall’interno e hanno come protagonisti dei medici. Nel 2016,
Hippocrate film in parte autobiografico lo rivelò alla grande alla settima arte e gli apportò riconoscimenti e premi. È la storia della controversa carriera di Benjamin, giovane medico di belle speranze.
Un médecin di campagne, suo secondo film del 2016, fu molto apprezzato in quanto il regista riuscì a presentare con naturalezza e veridicità un medico pieno di umanità, dedicato interamente alla sua non facile professione anche quando diventa un paziente incurabile. Il terzo,
Première Année, traccia con accuratezza e conoscenza di causa il profilo di due studenti in medicina che frequentano con impegno il primo anno di facoltà. Antoine (Vincent Lacoste) e Benjamin (William Lebghill) amici inseparabili vivono e studiano a Parigi, che nel film è presente con vedute canoniche diurne e notturne. La loro faticosa esistenza di studenti è analizzata nei minimi dettagli e filmata ripetutamente fino alla noia. Première Année dà l’impressione che i due vivano solo per lo studio. Ben filmate le scene della folla degli studenti negli hangar , fino a 600, durante i temuti esami. I flash delle espressione dei volti dei candidati possono interessare sociologicamente, ma tutto finisce là. La coralità del lungometraggio è solo di facciata. Sfortunatamente, al regista interessa solo la riuscita scolastica di Antoine e Benjamin, tutto il resto è trascurabile. Il risultato è che il lungometraggio non decolla e non comunica emozioni. È un primo anno di medicina mancato in pieno sul piano cinematografico. Un documentario poteva andar meglio.
Sullo stesso argomento molto meglio per fattura e riuscita
L’ordre des médecins opera prima del parigino David Roux, giornalista teatrale, nel passato aiuto regista, consulente letterario e in questo suo lungometraggio anche sceneggiatore, è un film il quale, nonostante il soggetto alquanto triste, la malattia irreversibile di una persona cara, in questo caso la madre del protagonista, ha interessato ed è stato apprezzato per fattura e interpretazione, dal numeroso pubblico della Piazza Grande al Locarno Festival.
Il film è autobiografico, il regista appartiene ad una famiglia di medici e conosce molto bene l’ambiente ospedaliero. La splendida Marthe Keller, nel lungometraggio malata terminale, è moglie e madre che trasmette serenità e dà coraggio ai suoi familiari, in particolare a suo figlio Simon, bravo pneumologo che attraversa una crisi professionale, sentendosi tante volte impotente di fronte alla malattia, è reso con veridicità dall’attore belga Jérémie Renier che si ritrova a dover gestire l’annunciata morte della madre, alla quale non rimane molto tempo, e con essa il proprio dolore, la propria frustrazione e quella dei suoi familiari, il padre e la sorella.
Il regista, pur evidenziando il personaggio di Simon, non trascura gli altri interpreti di questo film corale cesellandoli nei loro ruoli e nelle loro specificità.
Apprezzabile anche la colonna sonora e i nostalgici canti ebraici che sottolineano l’appartenenza della famiglia di Simon ad un’altra religione e il valore simbolico che questa dà alla morte.
06/10/2018, 09:00
Augusto Orsi