Da qualche anno il giovane cinema italiano ha spostato il proprio sguardo sulla periferia, luogo fisico, spesso complesso e difficile, ma anche luogo dell'anima, che può essere nido che ti difende o gabbia che ti inibisce.
In questa direzione va anche "
Un Giorno all'Improvviso", opera prima di
Ciro D'Emilio presentata in concorso nella sezione "Orizzonti" di Venezia75.
Antonio non è ancora maggiorenne, ma la vita gli ha chiesto di diventare già uomo. Con un padre che lo ha ripudiato alla nascita e una madre schizzofrenica, è lui a doversi fare carico di qualsiasi problema, anche a costo di lasciare gli studi e impegnarsi in piccoli lavoretti. Il rettangolo verde del campo di calcio è il palcoscenico in cui riesce ad esprimere tutto il suo talento, e la chiamata da una squadra di serie A potrebbe cambiargli la vita.
E' un romanzo di formazione asciutto e ben scritto quello di D'Emilio, che non straborda mai in facili emozioni e che riesce a dosare con sapienza anche i personaggi più complessi, vedi la brava
Anna Foglietta chiamata a stare in equilibrio perenne tra le esplosioni di follia e una dolce tenerezza.
Ma è soprattutto l'analisi di una generazione intera, quella degli adolescenti di oggi, già così coinvolta in un concitato tritacarne di esperienze, che a 17 anni non riesce più a godersi la spensieratezza di quell'età.
Un esordio quello del regista campano che conferma il buono stato di forma del nostro cinema indipendente, pronto ad emozionare e stupire senza dover strafare.
07/09/2018, 13:17
Antonio Capellupo