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VENEZIA 75 - "Suspiria", tornano le streghe, ma poca paura


Il primo italiano del concorso è la nuova opera di Luca Guadagnino, ispirata al film di Dario Argento.


VENEZIA 75 -
Non c'è da attendere lo sviluppo del racconto per capire con cosa si avrà a che fare. Pochi minuti e la voce di una ragazza terrorizzata inizia a blaterare di stregoneria e di un oscuro palazzo in cui da li a poco avverranno delle cose orribili. Tanto basta per segnare una netta linea di demarcazione con il passato, svelare sin da subito quello che per l'omonima opera di quarant'anni fa rappresentava il mistero.

Una linea che col passare del tempo si fa sempre più profonda, perchè il "Suspiria" di Luca Guadagnino, primo dei tre italiani del Concorso di Venezia75, non è affatto un remake dell'opera di Dario Argento, ma partendo dallo script originale cambia radicalmente pelle e direzione.

Il regista siciliano ci ha abituati ad un cinema di grande ricerca formale, e anche questa volta, pur maneggiando un'opera di genere, mantiene fedeltà al suo sguardo sulla settima arte. Ma uno stile va sempre bene a prescindere dal "vestito" in cui deve essere calato?

E' qui infatti la differenza più grossa con il passato, con un cinema artigianale e a volte imperfetto, ma che nasceva dalla semplice esigenza di raccontare una storia con l'intento di suscitare emozioni, a prescindere dalla qualità.

Si rimane certamente abbagliati dalla bellezza di certe scelte di questo nuovo "Suspiria", un abbaglio che però lascia poco addosso, che non terrorizza, al limite disturba. Ne è un esempio più che lampante l'utilizzo della musica, diegetica e spaventosa quella prog dei Goblin, di una bellezza fredda, quasi glamour questa di Thom Yorke.

Ed è un peccato che la formalità estetica finisca per fagocitare il racconto, trasformandolo in un dramma "in sei atti e un epilogo" che persegue testardamente delle strade che finiscono per risultare dei vicoli ciechi, in cui la scena madre sembra più un videoclip che una ballata macabra.

Ciò che convince totalmente è invece l'utilizzo dei corpi che dettano i tempi delle emozioni, dal disgusto di un'acrobatica possessione alla sensualità di uno strisciare come una serpe pronta all'attacco. Più che per gli amanti del genere, un'opera per cinefili tout court.

01/09/2018, 22:57

Antonio Capellupo