Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di Andrea Paone su "I Ragazzi della Resilienza"


Note di Andrea Paone su
I Ragazzi della Resilienza
Una sera mentre ero su FB ho letto un commento di una ragazza che diceva: “I Partigiani non sono serviti a nulla”, ci rimasi male, un po’ per l’ignoranza di tale commento, ma soprattutto perché erano moltissimi i commenti a favore, chiusi gli occhi e iniziare a scrivere... Quando inizi questo tipo di percorso non è mai semplice, soprattutto trovare chi creda in questo progetto. Infatti con Francesco abbiamo dovuto trovare i finanziatori del cortometraggio andando a bussare porta per porta. Siamo rimasti delusi da alcuni “no” illustri, però io avevo troppa voglia di fare questo progetto, e non m sono dato per vinto, e alla fine ci siamo riusciti, sono e siamo stati resilienti. Devo ringraziare immensamente il Comune di Suvereto che ha dato il contributo necessario per la realizzazione de I Ragazzi della Resilienza. Resilienza, che parola... ho voluto dargli questo titolo perché significa: “capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”, non esisteva nessun’altra parola per descrivere al meglio quelle persone, quei momenti e, inoltre, ci vuole resilienza anche ai giorni nostri, perché in un modo fatto di arrivisti, di raccomandati e di nepotismo, l’unico modo è resistere agli urti e proseguire a testa alta verso il proprio obiettivo.
Ma adesso parliamo de il mio primo ruolo da protagonista... penso che non lo scorderò mai, il personaggio si chiama così in memoria di mio nonno, che assomigliava molto a questo personaggio. Non è stato facile interpretare Tito Dell'Omodarme, perché è prima di tutto il partigiano Felix. Carismatico, giusto e coraggioso, questo era Benito, comandante della Brigata Suveretana. Aveva 20 anni quando è stato inviato sul Brennero con gli Alpini insieme a Cesare. Ma la sua esperienza di soldato è durata poco. Una volta tornato a casa con alcuni coraggiosi fonda una gruppo, primo esperimento di quello che sarebbe diventato la Brigata Suveretana della Seconda Divisione Val di Cornia. Il resto è una storia di una guerra.
Battaglie, rastrellamenti, imboscate, tradimenti, fucilazioni, morti. Tanti morti. La liberazione dei civili è stato il suo più grande trionfo, non avrebbe mai permesso che l'Italia si fosse arresa. Amava Maria, conosciuta prima dell'inizio del conflitto, i due si ritrovarono quando lui tornò dal Brennero, si promisero che si sarebbero sposati, purtroppo non ci fu l'occasione...

Andrea Paone

22/03/2018, 09:19