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BFM36 - LE SEMEUR di Marine Francen


BFM36 - LE SEMEUR di Marine Francen
Le Semeur
Ultimo film del concorso al BFM 2018 è Le Semeur, di Marine Francen, giovane regista francese, al suo primo lungometraggio.

Ispirandosi liberamente al racconto “L’homme semence” di Violette Ailhaud, la regista e i suoi sceneggiatori  hanno solo cambiato, nel riportare il libro su pellicola, il luogo della storia originale (la Provenza) con le nebbie delle Alpi, dove è ubicato un piccolo villaggio. Nel 1852, il piccolo borgo viene visitato dalle truppe di Luigi Napoleone Bonaparte che, in una rappresaglia politica, si portano via tutti gli uomini del posto. Improvvisamente, i letti si svuotano e le donne sono costrette a costruirsi con fatica un micro mondo, in uno spietato quanto imprevisto incubo, dove la mascolinità è stata violentemente sradicata e spazzata via.

Al centro di questo scenario forzato c’è Violette, una giovane donna in età di matrimonio che è la protagonista di questa storia e filo portante per la nuova comunità. In modo delicato, la regista, ci presenta l’intimità delle donne, descrivendo i loro lavori domestici, le loro riunioni e i loro dialoghi pieni di complicità. In una delle loro assemblee improvvisate, le donne si giurano che se un giorno dovesse comparire un uomo da quelle parti, dovranno condividerlo per essere madri e continuare a far vivere il proprio paese.

L'arrivo inaspettato ed improvviso di Jean, maniscalco misterioso ma carismatico, sarà l'elemento unificante e destabilizzante tanto affascinato e frustrato di "questo oscuro oggetto del desiderio". La sessualità femminile (che era lungi dall'essere aperta come quella attuale) viene condivisa tra solidarietà e rivalità, in un compromesso nell'interesse di tutta la comunità. L’assenza dei maschi non solo ha messo a rischio l'ordine economico del gruppo sociale, ma anche l'equilibrio psicologico, la famiglia e il sesso di un harem preoccupato e frustrato.

"Volevo che lo scenario fosse teso dall'inizio alla fine [...] dalla mancanza di uomini, dalla paura dell'ignoto, e che questa tensione sia trasmessa nella messa in scena da sguardi, corpi traboccanti di desiderio", commenta la regista. “Al di là del contesto storico, il film mostra cosa significa essere donna quando vengono a mancare le coordinate sociali, culturali e nazionali. Come dire: dopo aver strappato via tutto ciò che riveste una donna”.

17/03/2018, 08:32

Luca Corbellini