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NAPOLI FILM FESTIVAL 19 - "Professione: Artista"


NAPOLI FILM FESTIVAL 19 -
Una scena di "Professione Artista"
"Con la cultura non si mangia". Era il 2010 quando l'allora ministro Giulio Tremonti si rese protagonista di una dichiarazione che fece infuriare molti, che sviliva completamente il valore della conoscenza, destinata a suo avviso a non portare nulla di economicamente proficuo nelle vite della gente.

Ma per fortura, oggi come ieri, c'è una moltitudine pronta a smentire uno sciocco scivolone politico attraverso il proprio impegno e il proprio amore verso l'arte, dimostrando che di cultura non solo si può mangiare, ma si può nutrire soprattutto l'anima.

Ad indagare ciò che si muove dietro alla maschera dell'attore o dietro alle scarpette di un ballerino, sono stati Gaetano Ippolito e Sebastiano Sacco, che in "Professione: Artista" mettono a nudo numerosi giovani che alla cultura hanno scelto di dedicare la propria esistenza, mostrando gioie e criticità di un lavoro a volte precario, ma sempre appagante.

La macchina da presa balza dalle tavole del palcoscenico alla sfera privata, e così emergono timori per il futuro, rabbia per un paese sempre meno meritocratico, ma anche innovative idee e voglia di dimostrare che si può essere artisti e al contempo mettere su famiglia.

Le numerose interviste aiutano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ad abbattere lo stupido concetto per cui fare l'artista non può essere un lavoro, e mostrano la voglia di riscatto di quei corpi che in scena danzano sinuosi, si trasformano, vibrano fino a trasmettere a chi li osserva ciò che di più bello sa rappresentare un essere umano in movimento.

Tra l'inchiesta sociale e il delicato ritratto di una generazione accomunata dall'amore per la bellezza, il documentario rende onore alle arti perfomative e ai suoi interpreti, dimostrando che tutto può diventare arte, se ci si mette la giusta dose d'amore. E che di cultura si mangia e si mangerà sempre.

26/09/2017, 23:35

Antonio Capellupo