Abel Ferrara a Piazza Vittorio
Se sei cresciuto a New York, quella Grande Mela a cui a tutti è concesso dare un morso, quando decidi di lasciarla il bisogno di multietnicità ti sembrerà pari a quello dell'aria stessa.
E' ciò che deve aver vissuto Abel Ferrara, da qualche anno cittadino romano, che ha scelto di stabilizzarsi in quella "
Piazza Vittorio" cui ha dedicato un interessante documentario presentato fuori concorso a Venezia74.
Il regista newyorkese si arma di macchina da presa e, con una piccola troupe, scende per strada per capire che aria tira tra la gente del posto su temi quali l'integrazione, l'identità e il lavoro. Ciò che ne viene fuori è un variopinto quadro che va dalla pacifica accettazione dell'altro al rifiuto più profondo, in cui spesso le ragioni personali scavalcano quelle del bene comune.
Tra anziani signori e freaks, tra Casapound e immigrati provenienti da ogni latitudine, Piazza Vittorio non sembra nemmeno essere Roma, ma piuttosto una sorta di piccolo mondo indipendente calato nel cuore di una gigantesca realtà urbana.
Se c'è chi in quella zona c'è finito per caso o necessità, c'è anche chi ne ha fatto una scelta civile e di gusto, come l'attore Willem Dafoe che ci spende buona parte dell'anno o il regista Matteo Garrone, che aveva il desiderio di andare a vivere all'estero e ha preso casa proprio li.
Un interessante e libero punto di vista da parte di uno "straniero in terra straniera", che fa luce su uno dei quartieri più complessi e al tempo stesso affascinanti del nostro Paese.
09/09/2017, 12:45
Antonio Capellupo