L'ASSASSINIO DI PASOLINI - A Bologna una tavola rotonda


L'ASSASSINIO DI PASOLINI - A Bologna una tavola rotonda
L'Assassinio di Pasolini: documenti, ipotesi e ombre
Quasi quarantadue anni dopo, l'atroce assassinio di Pier Paolo Pasolini continua a rimanere senza soluzione. Alcuni dei promotori della riapertura delle indagini e della nomina di una commissione parlamentare di inchiesta. personalità autorevoli come il senatore Guido Calvi, già avvocato della famiglia Pasolini al processo per il suo omicidio nel 1975-1976, l'avvocato Andrea Speranzoni, Paolo Bolognesi, Presidente dell'Associazione trai familiari delle vittime della strage di Bologna del 1980 e deputato parlamentare, Simona Zecchi, giornalista e autrice del volume Pasolini, massacro di un poeta e Silvio Parrello, amico dello scrittore-regista fin dagli anni '50 - interverranno a Bologna, in una tavola rotonda organizzata dal Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna, per fare il punto sullo “stato delle cose” dell'inchiesta e per presentare una parte della documentazione inedita riguardante l'assassinio di Pasolini, documentazione che deve concretamente comprovare l'esistenza di un complotto dalle dimensioni inquietanti.

La tavola rotonda "L'Assassinio di Pasolini: documenti, ipotesi e ombre" avrà luogo allala Sala Scorsese del Cinema Lumière di Bologna giovedì 6 luglio 2017 alle ore 17:00.

All'alba del 2 novembre del 1975, nei pressi di un campetto sportivo in via dell'Idroscalo a Ostia, venne ritrovato un corpo straziato con tale ferocia da venire inizialmente scambiato per un mucchio d'immondizia. Era il cadavere di Pier Paolo Pasolini, percosso in numerose parti del corpo e infine schiacciato dalle ruote della sua stessa automobile. La morte violenta di uno degli artisti e intellettuali più famosi della penisola sollevò uno scandalo clamoroso. Reo confesso era un ragazzo di diciassette anni, Giuseppe Pelosi, che dichiarò di essersi difeso da un tentativo di violenza sessuale. La sua versione fu subito accreditata,
senza contraddittorio, dalla televisione di stato e dai giornali, reazionari, mentre altre testate e alcuni amici dello scrittore-regista sostennero la tesi di un'aggressione condotta da più persone, in un complotto dai contorni indefiniti ma di cui fu ipotizzata una matrice politica.
La difesa di Pelosi tentò addirittura di avviare un processo postumo contro Pasolini, “omosessuale perverso”, e venne coinvolto un criminologo legato alla destra eversiva ed alla Camorra come Aldo Semerari. Ma le perizie disposte dagli avvocati della famiglia Pasolini, Guido Calvi e Nino Marazzita, smontarono questa tesi. Il processo si concluse il 26 aprile del 1976 con la condanna di Pelosi “in concorso con ignoti” ma gli inquirenti non sembrarono solleciti nel voler appurare chi fossero gli “ignoti”. Nel processo di appello del dicembre 1976 venne escluso il concorso di altre persone e la Corte di Cassazione confermò questa sentenza nell'aprile del 1979. Rimasero senza spiegazione molti aspetti importanti nella dinamica
dell'omicidio, come la disparità fra le condizioni del corpo martoriato di Pasolini e l'assenza di qualsiasi lesione in quello di Pelosi. Più recentemente si è ritornati a discutere sul delitto quando nel 2005 Pelosi - negando quanto aveva sostenuto per trent'anni - ha improvvisamente voluto accreditare la tesi del delitto di gruppo (autoscagionandosi da ogni responsabilità) e nel 2014, quando sono state rinvenute le tracce del DNA di altre persone nei reperti del delitto.
Nel corso di oltre quarant'anni, sono cresciute teorie di ogni genere su un omicidio che, proprio perché privo di una “verità” incontestabile, continua a gravare tuttora nella coscienza del Paese come l'ennesimo, oscuro e irrisolto “delitto italiano”
- lo ha definito Roberto Chiesi del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna.

04/07/2017, 15:53