Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

SONO GUIDO E NON GUIDO - Un mockumentary "serio"


Guido Catalano racconta la sua storia. E quella del "gemello" Armando...


SONO GUIDO E NON GUIDO - Un mockumentary
Era il 2013 quando un compagno di università portò a lezione un libro di poesia, di un poeta contemporaneo che, a suo dire, era un genio. Incuriosito, ma neanche troppo, presi il libro, pensando di trovarci le solite cose, poesie sull’amore con i soliti paroloni tanto per dare al tutto un’aria solenne. Effettivamente di amore ce n’era in quelle poesie, anche parecchio, e anche il tono era piuttosto pomposo, ma mai avrei pensato che quel “poeta” mi sarebbe entrato così profondamente nel cuore.

Il libro s’intitolava “Ti amo ma posso spiegarti” e quel poeta era Guido Catalano. Giocando con la concezione tradizionale della poesia e prendendo volutamente in giro il ruolo dei poeti, tradizionalmente considerati come “eletti”, quasi ispirati divinamente e produttori di cultura “alta”, Catalano si atteggia come uno di loro, definendosi poeta a tutti gli effetti. Il tono scanzonato e l’innegabile ironia dei suoi componimenti distruggono però questi pre-concetti dall’interno: la forma stessa della poesia sembra disintegrarsi mano a mano che continuiamo a leggere, facendoci pensare al cabaret, alla commedia. Ciononostante, finita la lettura, la sensazione di trovarci di fronte ad una poesia ci torna a balenare in testa, lasciandoci un piacevole senso del dubbio che forse, in fin dei conti, è il vero elemento di fascinazione nel lavoro di Guido.

Guido Catalano è indubbiamente un poeta postmoderno che riprende il concetto di poesia e lo applica, sovvertendolo, ai problemi di tutti i giorni. L’amore resta il principale filo conduttore della sua opera, è ancora la grande forza che muove il mondo, ma si intreccia con la vita quotidiana, con la tecnologia, con la cultura pop e con tutte le sue declinazioni. Dalle poesie al cinema il passo è straordinariamente breve: anche il film, come la poesia, sembra essere una struttura antiquata che ha bisogno dell’ondata distruttiva di Guido per togliersi il vecchiume di dosso.

Il film parte come un documentario come tanti, iniziando a ripercorrere le tappe della carriera di Guido, dalle prime poesie fino all’infinità di reading tenuti lungo tutta l’Italia in un “tour infinito”, a suo dire. Poi, quasi impercettibilmente, si trasforma in un un mockumentary, un falso documentario: dichiarazioni apparentemente realistiche si mescolano ad alcune palesemente false, finchè non viene fatta la clamorosa rivelazione: Guido ha un gemello, Armando, il quale è il vero autore di tutte le poesie ma, per uno scherzo del destino, è reversofonico cioè parla al contrario, dunque non può esibirsi.
Ma niente paura, è stato inventato l’Invertendo, uno strumento per capire i reversofonici, in passato impiegati come spie dai russi. Scopriamo dunque che Armando, che si distingue da Guido solo perchè ha sempre addosso gli occhiali da sole, comincia ad essere insofferente alla fama del fratello, chiaramente immeritata.

Guido Catalano gioca con il documentario come fa con la poesia: prendendosi molto seriamente, dando due immagini di sè opposte e facendo ritornare a galla quel senso del dubbio di cui parlavamo all’inizio. Prima presentato come un poeta, una rockstar, un performer; ma anche cabarettista, attore e sex symbol (ma solo dal 2011, come ammette lui stesso durante le reading), si trasforma poi in un impostore, uno che non si scrive nemmeno le poesie che legge. Quale di queste infinite facce della stessa medaglia è quella vera? Forse tutte, forse nessuna, fatto sta che questa sua ambiguità di fondo è proprio l’elemento che gli permette di raccogliere il favore del pubblico, qualsiasi sia il campo che decida di invadere.

Anche il titolo è ambiguo, ma solo i profondi conoscitori di Guido possono saperlo. “SONO GUIDO E NON GUIDO” si riferisce ovviamente al fatto che è Armando a comporre le poesie e non Guido ma anche, ed ecco la chicca, al fatto che, in 46 anni di vita, Guido non ha mai preso la patente e non essendo automunito, chiaramente “non guida”. Non resta che chiederci, dopo 7 libri di poesie, un romanzo e un film, quale sia il prossimo passo nella poliedrica carriera dell’artista torinese, con la certezza che, in ogni caso, aspetterò la sua prossima fatica con impazienza e, perché no, un po’ di ansia. Poi però ci ripenso e sto tranquillo, dopotutto, come avrete capito, Guido è uno che prende il suo lavoro molto seriamente.

Alessandro Testa

29/03/2017, 08:23