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SEEYOUSOUND 3 - Il beatbox ai confini del mondo


SEEYOUSOUND 3 - Il beatbox ai confini del mondo
Quest’anno la rassegna tematica di Seeyousound - festival internazionale che unisce cinema e musica - intitolata per l’occasione ‘Trans-global express’, affronta il concetto di ibridazione, meticciato musicale. Tra i sei titoli in programma uno in particolare mostra al meglio come l'incontro tra diverse culture possa divenire contaminazione musicale: si tratta di Shu-dè!, primo documentario dello scrittore e fotografo Michael R. Faulkner.

Gli elementi primari della musica - insieme alla melodia - sono ritmo e armonia. Se la voce canta la linea melodica, gli strumenti scandiscono il tempo e sovrappongono i suoni. Questo quasi sempre ... Esistono infatti pratiche vocali che utilizzano anche il corpo per produrre ritmo e armonia, raggiungendo risultati sorprendenti.
Shu-dè! regala uno sguardo privilegiato sul magico – e proficuo – incontro tra gli esponenti di due mondi lontani, in parte anche antitetici, ma uniti proprio dalla capacità di fare della voce uno strumento: il beatbox con le sue percussioni e il canto difonico con le sue armonie.

Si parte da Baltimora, a seguito del beetboxer afroamericano Shodekeh, per un viaggio all’altro capo del mondo, nella Repubblica Tuva (tra Russia e Mongolia), per incontrare i rappresentanti di una tradizione musicale tutta da scoprire, il canto difonico dei Tuva.
Shodekeh sostituisce con la sua voce un intero set di percussioni, dando alle performance a cui assistiamo la dimensione orizzontale del tempo, mentre i cantanti tuvani, con l’emissione di più suoni contemporaneamente, ne sviluppano la dimensione verticale della profondità. Shodekeh scandaglia ogni varietà di ritmo per mettersi in contatto con il proprio corpo, dunque con se stesso e la propria interiorità, mentre i tuvani imitano i suoni naturali con la loro voce per mettersi in contatto con gli spiriti della natura e attraverso essi con gli altri esseri. In un caso la ricerca personale è una continua scoperta, che porta ad una vera e propria contaminazione ed evoluzione; nell’altro la tradizione rappresenta il grembo materno sicuro nel quale trovarsi in sintonia con gli altri.

Shu-dè!, che in tuvano vuole dire ‘avanti!’ non è dunque la storia di uno scambio. Il punto d’osservazione è comunque quello di Shodekeh (nessuno ci convincerà del fatto che l’assonanza tra titolo e nome del protagonista sia casuale), è lui che dopo questa esperienza dovrà andare avanti facendone tesoro; è lui che seguiamo nel suo percorso di conoscenza, lo ascoltiamo raccontarsi e riflettere su di sé, sul suo modo d’essere. È lui che assimila nel suo canto la tecnica difonica, non il contrario.

Il canto tuva nasce nella natura, nella vastità dei paesaggi che anche il documentario ci regala con lunghe panoramiche; Shodekeh lo porterà con sé tra le strade di Baltimora, aggiungendo alla staticità della tradizione il suo ritmo, il tempo, l’andatura, il passo in ‘avanti’.

04/02/2017, 11:31

Sara Galignano