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FdP 57 - "La Prima Meta", lo sport che unisce e riabilita


Enza Negroni racconta l'avventura di una squadra di rugby messa su dai detenuti, provenienti da diversi paesi, della Dozza di Bologna.


FdP 57 -
"La Prima Meta" di Enza Negroni al Festival dei Popoli 2016
La squadra si chiama Giallo Dozzo perché il giallo sta a rappresentare il cartellino giallo nel rugby. Noi qui siamo come se avessimo preso il nostro cartellino giallo. Stiamo in panchina e lavoriamo per rientrare in gioco”. Con queste poche ma incisive parole dell’allenatore Max si apre la "La Prima Meta" di Enza Negroni. Brevi sicuramente, ma che in una sola battuta riassumono tutto lo spirito alla base di questo documentario.

Al centro del racconto una squadra di Rugby dei detenuti della Casa Circondariale Dozza di Bologna e i suoi giocatori tutti di diversa nazionalità ed etnia. Due sono i mondi che si scontrano: quello della cella e quello del campo. Se il primo allontana, estrania dalla realtà ed isola, il secondo unisce, crea un gruppo, ed è proprio quest’ultimo che prevale fra i due.

Tramite la forza e la grinta del loro allenatore questa squadra inizia a comprendere valori fondamentali: il rispetto, l’unione e la disciplina. È un processo lento, ma costante, che vuole indirettamente dare ai carcerati la coscienza di avere una seconda possibilità per reintegrarsi fuori dal carcere.

Il rispetto delle regole deve essere la base per poter ritornare ad una vita normale, ed anche una sconfitta può essere un’importante lezione per questo gruppo così eterogeneo. Gli allenamenti estenuati, anche sotto un vero e proprio diluvio, non sono più così duri se ci si focalizza su un obiettivo più ambizioso anche del successo sul campo, ovvero dimostrare che meritano di poter uscire e poter raggiungere la vittoria più grande: la libertà.

Un documentario che sicuramente esula dal sentimento di empatia, che mette al centro l’umanità dei suoi protagonisti e la loro voglia di riscatto. Non sappiamo perché sono in carcere, non conosciamo la loro storia, ma vediamo solo il loro costante impegno e questo basta.

Vita e sport non sono così distanti fra di loro. Si può sbagliare, eppure c’è ancora una chance di poter dimostrare di aver imparato e di non commettere più lo stesso errore. Si può vincere e si può perdere, ma non bisogna arrendersi, bisogna continuare a lottare e ad andare avanti senza scoraggiarsi.

Necessari, come spiega lo stesso Max in una partita, sono "la calma e la disciplina", quest’ultima urlata a pieni polmoni, forse perché è proprio lei che manca più che mai, non solo a questa squadra, ma anche a noi che siamo oltre il muro del carcere.

01/12/2016, 19:07

Alfredo Toriello