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VINICIO MARCHIONI - Ventotene, Il valore della parola accoglienza


Al Ventotene Film Festival, diretto da Loredana Commonara, l'attore presenta il suo corto da regista "La (Ri)Partenza" e incontra il pubblico dell'isola che ospitò Altiero Spinelli e i padri dell'Europa Unita. Nel film tv "Un Nuovo Mondo" di Alberto Negrin, Marchioni era Spinelli, un personaggio che lo fa ancora riflettere sul presente, diretta evoluzione delle idee nate sull'isola. "Preferisco il fatalismo di Mastroianni alle certezze di Volonté" dice l'attore VIDEO


VINICIO MARCHIONI - Ventotene, Il valore della parola accoglienza
Vinicio Marchioni a Ventotene
Che emozione ti ha dato quest'isola dopo aver interpretato Altiero Spinelli, tra i padri ideatori dell'Europa Unita?

"Intanto mi è dispiaciuto di non aver potuto fare qui il film, lo girammo con Negrin alle Tremiti, ma avendo letto la bellissima biografia di Altiero, ad esempio questa mattina sono passato davanti alla caverna dei carcerati, dove siamo in una scena del film, ed è incredibile ritrovarla dopo 75 anni, ed essere nelle stesse strade di allora, andando in giro liberamente in un paese democratico grazie a quelle persone che hanno reso tutto questo possibile, regalandocelo rischiando le loro esistenze. È un'emozione enorme.
Se avrete modo di sfogliare la biografia di Spinelli, in un Europa distrutta, loro stavano qui confinati, questi 10 uomini che hanno tracciato le fondamenta dell'Europa unita, e che nonostante tutto, la guerra, le dittature... riuscirono a mantenere un'ideale, un sogno, un'utopia".

Come valuti l'aver interpretato questo personaggio?

"La fortuna di entrare nella vita di un uomo come lui, illuminato come un profeta, che ha disegnato un'utopia di cui ancora parliamo, e di cui siamo parte. Ci hanno regalato un bel po' di libertà che abbiamo oggi".

Tu hai una particolare affezione verso i ruoli importanti, per non dire impegnati

"Il mestiere dell'attore per me deve avere un'alta ambizione, per essere la voce di tutti. Un insegnamento che mi spinge a fare ruoli che non siano solo per la carriera ma che abbiamo comunque un certo spessore. Anche in una commedia tipo "Amiche da morire", il mio personaggio era l'emblema di un'Italia che sembra ma non è, aveva comunque qualcosa di più profondo . Mi piace incarnare qualcosa più grande di me, perché io, in realtà, non conto niente".

Come affronti la diversità dei ruoli?

"Non so cosa mi spinge a fare ruoli anche strani. Ma questo mi da la possibilità di entrare in dei mondi che, facendo altri mestieri, non vedrei mai; clinicamente si chiama schizofrenia, artisticamente... fare l'attore. In realtà si sta meglio dentro un teatro che nella vita... Mi piace cercare di essere, per chi ti guarda, qualcuno che non sei tu ma che se non ci fossi tu loro non vedrebbero. Un mistero..."

Cosa ti sta dando il mestiere dell'attore?

"Oggi sono un uomo infinitamente migliore grazie a questo mestiere e per ciò sono grato al mestiere per quello che mi ha fatto diventare e so che non lo posso tradire. sarei un pezzo di fango... Io non sono stato mai un attore che guardava solo il suo ruolo e il numero delle sue battute sul copione... sono pazzo di quelle figure come Fellini e Mastroianni che hanno fatto cinema con grande inconsapevolezza, invece che un Volonté che era certo della sua bravura, della riuscita e del successo. Quell'indolenza di Mastroianni per cui tutto succede nonostante te e se non ci sei succede lo stesso, deve far parte, secondo me, di questo mestiere".

Com'è il tuo rapporto con il pubblico?

"In Italia, siamo figli della commedia dell'arte, quella che senza pubblico non mangiava... questo esige un grande rispetto per lo spettatore. Oggi se uno esce di casa e spende 60 euro per una serata al cinema con la famiglia, qualcosa gli devo dare... altrimenti sarei uno stronzo... il pubblico è molto più intelligente di quello che molti produttori pensano. Se non esiste il pubblico non esisto io".



30/07/2016, 10:59

Stefano Amadio