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Note di regia di "3 Giorni Dopo"


Note di regia di
Tre amici. Una macchina. Un cadavere nel bagagliaio. Fin qui tutto normale, se fossimo in un film di Tarantino. Invece siamo al Pigneto e Matteo, Sandro e Nicola al cinema ci vanno pure poco. Per fortuna i ragazzi hanno un piano per uscire dal guaio in cui si sono cacciati: agire disperatamente a caso, facendosela sotto per tutto il tempo. Eppure spesso, per stabilire un nuovo ordine, c’è bisogno proprio del caos. Così la rocambolesca girandola di eventi che vede protagonisti i tre amici riesce a riscattare la loro imbranataggine, sovvertendo il buono e il cattivo intorno a loro e dentro di loro. La debolezza di Nicola si farà a un tratto grinta, e non solo con le vecchiette del suo corso di yoga. La superficialità di Sandro si farà profonda analisi interiore. E la paura di Matteo di sbagliare un tiro a biliardo si farà coraggio, dando la scocca giusta alle loro vite, finalmente in corsa sul tappeto verde del mondo, liscio solo in apparenza. La storia nasce dalla volontà di raccontare quel confuso momento della vita che tutti abbiamo dovuto affrontare: il passaggio all’età adulta, il superamento della cosiddetta linea d’ombra. Quel momento in cui cresce forte l’esigenza di essere presi sul serio da una società che ti vorrebbe ragazzino fino a quarant’anni per controllarti, per limitarti, per non farti scoprire l’incredibile potenziale che è in te. Quel momento che spesso coincide con la laurea, traguardo e conclusione del cosiddetto periodo teorico, nonché alba dei tanti “e adesso?” che seguiranno poi. Perché ad aspettarti, poi, c’è un mare di squali dove annegare senza mozzichi è quasi una fortuna. Così il cinismo tragicomico che accompagna questo film un po’ assurdo e un po’ vero si propone con disincanto e ironia di farsi specchio dei nostri tempi, attraverso un viaggio che porterà i nostri eroi a credere in loro stessi e a risorgere in tre giorni da ragazzi a uomini, conquistando finalmente l’età adulta. Consapevoli che il loro lieto fine non sarà altro che un (lieto?) inizio.

Daniele Grassetti