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Note di regia di "Una Volta Si'"


Note di regia di
UNA VOLTA SI’
L’ELABORAZIONE DI UN LUTTO SU VARI LIVELLI
Non è un caso che la protagonista stia mettendo in scena uno spettacolo tratto dall’Uno Nessuno e Centomila di Pirandello, opera nella quale le domande “Chi sono Io?” e “Chi sono Io per gli altri?” sono il perno principale del romanzo. Infatti sarà proprio Lara in prima persona (quasi come in uno scherzo del destino) a scontrarsi con la pena del contrappasso e una realtà sconosciuta, ipocrita e doppiogiochista. Dal momento che scopre il tradimento nello stesso momento della scomparsa del suo principe azzurro la nostra protagonista viene gettata in un vortice di pensieri e sentimenti contrastanti, che vanno dalla pena all’odio, passando per la malinconia di una vita costruita insieme ma che adesso non c’è più. E così il lutto che va ad elaborare si sviluppa su vari livelli: in primis la morte del suo compagno, fatto che scaturisce in lei un affastellarsi di ricordi e immagini confuse e uggiose. Ma accanto a questa reminiscenza si accosta un sentimento forzato di rifiuto, il voler cercare di capire a tutti i costi il perché del tradimento nei suoi confronti; così Lara inizia un’autoanalisi mettendo sulla bilancia tutte le buone azioni da lei compiute (sentimentali e materiali) controbilanciandole con una buona dose di rimpianti per le occasioni di lavoro perse. Spinta dal buon senso comune si decide a partecipare alla veglia funebre dove ad aspettarla c’è la madre di Pietro, che in quel momento vede l’occasione per riabilitare l’onore del figlio dalla “brutta figura” che si porta addosso. Ma come spesso accade, quando si tenta di riparare si creano più danni ancora e questa scenata, mista inganno e compassione, non fa che alterare ulteriormente lo stato d’animo di Lara che si sente umiliata dalla realtà di provincia che l’ha imprigionata finora. Tutte queste inclinazioni fan chiudere a riccio Lara che all’ultimo momento decide di non entrare in chiesa per partecipare al funerale ma imbocca un lungo viale alberato; le foglie autunnali mosse dal vento tentano si spazzare i pensieri dalla sua mente e il suo sguardo si rivolge al futuro, a quello che sarà della sua vita da quel momento in poi. Nella scena finale la nostra interprete capita casualmente nello stesso bar dal quale Pietro l’aveva chiamata per l’ultima volta prima dell’incidente; ancora tormentata da questo mix di stati d’animo rivive i giorni appena vissuti e il fantasma di Pietro torna a far breccia nella sua mente. Lara si rende conto che ormai deve pensare a un futuro nuovo (o forse non pensarci?) ed è consapevole del fatto che lui non tonerà più. Di quel suo grande amore non rimane altro che una frecciata nella memoria, come la scia di una moto che passa ad alta velocità.

Raffaele Massano