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IL COLORE DELL'ERBA - Vedere, sentire, immaginare


Il documentario di Juliane Biasi Hendel cerca di mettere allo stesso livello spettatori vedenti e non


IL COLORE DELL'ERBA - Vedere, sentire, immaginare
Un documentario da "sentire", nel senso più ampio del termine: questa è l'ambizione de "Il colore dell'erba", produzione Indyca firmata Juliane Biasi Hendel, che racconta la vita di due giovani ragazze non vedenti, Giorgia e Giona, e le loro sfide quotidiane.

Un documentario che nasce con l'idea di essere fruibile parimenti da chi vede e da chi non lo fa, grazie a un complesso lavoro sul suono realizzato da Mirco Mencacci (anch'egli cieco) e con l'apporto della colonna sonora di Niki La Rosa: l'audio compensa, o sostituisce, ciò che lo schermo mostra. Esperimento in parte riuscito, a quanto pare dal responso fornito dal pubblico - misto, di vedenti e non - dell'anteprima italiana, svoltasi al cinema Massimo di Torino alla presenza del cast tecnico e delle due protagoniste.

Giorgia e Giona sono due adolescenti, entrambe prive della vista, e hanno un piccolo grande sogno, quello dell'autonomia. Vorrebbero (semplicemente?) raggiungere la gelateria del loro paese senza alcun aiuto esterno. Ma dirlo è molto più semplice che farlo, e ogni piccolo errore può essere fonte di smarrimento.

Tra i vari tentativi, lo spettatore ha modo di conoscere meglio le due ragazze, vederle crescere (dall'inizio del progetto a oggi sono passati 4 anni), scoprirne le speranze e le difficoltà. Apprezzare l'approccio di Giorgia con la natura e l'orto (anche se le piante di zucca creano confusione...), e l'apparente fragilità di Giona farsi forza a sostenere l'amica quando serve.

La lunga scena della camminata verso il gelato fa tenere il respiro allo spettatore come i migliori thriller, alcune trovate tecniche sono eccellenti (lavoro di pregio quello sui colori svolto da Michele Fornasero), ma è la valenza delle due protagoniste la principale qualità del progetto.

20/01/2016, 09:00

Carlo Griseri