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GIUSEPPE TORNATORE - Tempi maturi per la mia idea


Con "La Corrispondenza", da giovedì 14 al cinema, Giuseppe Tornatore propone una storia d'amore alimentata dalle nuove forme di comunicazione


GIUSEPPE TORNATORE - Tempi maturi per la mia idea
Arturo Paglia, Giuseppe Tornatore e Paolo Del Brocco (foto cinemaitaliano)
Esce oggi il nuovo film di Giuseppe Tornatore "La Corrispondenza". Un cast internazionale, Jeremy Irons e Olga Kurylenko, per una storia d'amore che si appoggia sulla tecnologia e sui moderni metodi di comunicazione. Il regista era a Roma per la presentazione del film.

Come e quando ha avuto l'idea di realizzare questo film?

"È un'idea di circa 15 anni fa, nella quale originariamente c'era una figura maschile e diverse femminili. All'epoca mi sembrava un film di fantascienza e questo non lo sentivo corretto per il senso che volevo dare alla storia. È stata l'evoluzione tecnologica a darmi lo spunto per renderla realistica, aggiornata e matura" ha detto Tornatore "Tutta la rete di sistemi tecnologici del film, grazie alla quale la relazione tra i due personaggi principali va avanti, è realistica e al momento si può realizzare completamente".

C'è anche una parte, diciamo così, soprannaturale, perché ha voluto inserirla?

"Di fronte a questo realismo tecnologico, avevo piacere di dare spazio a quel tipo di percezione che abbiamo attraverso l'istinto, ad esempio capire cose prima che accadano. Volevo cogliere certe premonizioni creando un contrappunto tra la logica della tecnologia e l'ineffabile che riusciamo a cogliere ma non sappiamo definire".

Il suo film parla della ricerca di allungamento della vita, crede che sia possibile?

"Il sogno dell'uomo è di creare forme di estensione della vita. Tutti i grandi scrittori e filosofi ne hanno parlato. La tecnologia sembra dare una mano per realizzare questo sogno antico. È comunque un sogno che rimane un sogno, perché l'esistenza si può ampliare fino a un certo punto".

Un film, La Corrispondenza, in cui lei, per alcune sequenze, utilizza il digitale in maniera molto manipolata per parlare della morte, potrebbe essere una metafora del nuovo cinema che va verso la sua fine?

"Non ho mai ritenuto che il cinema stesse per morire. Penso che si stia trasformando. Le grandi conquiste della tecnologia hanno sempre due lati: da uno guadagni ma dall'altro perdi qualcosa".

14/01/2016, 19:03

Stefano Amadio