Note di regia di "Tutto può Succedere"
Quando Cattleya e Raifiction mi hanno chiesto di partecipare a questa avventura, ho   accettato con grande entusiasmo. Non avevo mai girato una serie in così tante puntate, ma   'Tutto può succedere' aveva qualcosa di speciale: un livello di scrittura altissimo ed uno   sguardo realistico sul presente, senza alcun tipo di astrazione o di forzatura   drammaturgica. Era un progetto molto ambizioso, che puntava a mettere in discussione le   regole del genere 'family' italiano, immergendolo nella contemporaneità.   I copioni avevano l'ambizione di restituire il sapore della vita vera, e alternavano con   grande naturalezza, momenti di commedia a momenti drammatici.  Mi è parsa subito una sfida da raccogliere senza esitazioni.  La difficoltà principale era riuscire a rappresentare un sentimento che è alla base di   tutte le scene di Tutto può succedere:  il senso di fratellanza, di comunanza, la connessione   che lega tutti i componenti di una famiglia, e che si amplifica nella relazione genitori-figli. E'   un sentimento impalpabile e fortissimo, che consente di vivere asprezze, fallimenti,   problemi in una prospettiva più protetta.  Bisognava farlo emergere da situazioni di grande   complessità nella messa in scena. Ci sarebbero stati spesso molti attori   contemporaneamente in azione, ognuno col suo momento, il suo percorso. E molte scene   in cui andava ricostruito il grande caos che si scatena quando una grande famiglia si   incontra, magari per un pranzo domenicale.  Il trailer americano presentava ironicamente (ma forse nemmeno troppo) la serie   come 'il più grande spettacolo mai raccontato'. Ecco, mi piaceva l'idea di costruire questa   serie, che è spesso fatta di piccole scene quotidiane,  come un grande spettacolo.   Col grande lavoro e la passione di Cattleya, di Claudia Aloisi e Antonella Iovino, le mie   produttrici, e di Raifiction, di Tinny Andreatta, Ivan Carlei e tutta la struttura che ha   lavorato incessantemente per tutti questi mesi, abbiamo prima di tutto cercato di costruire   un cast di attori talentuosi, capaci di alternare i toni con naturalezza,  e anche un po' inediti   per una serie così lunga. E' stato un lavoro di casting molto elaborato, guidato da Francesca   Borromeo, che ci ha fatto scoprire giovani attori esordienti di grande personalità e attori   bambini veramente speciali.   Il lavoro sul set è stato preparato e impostato alla ricerca del più alto livello di   realismo:  verità nella recitazione, spontaneità nel movimento degli attori in scena, lavoro   fotografico e di movimenti di macchina (di Gogò Bianchi e Gherardo Gossi) spinto in questa   stessa direzione.  I set curatissimi di Paola Comencini e il lavoro di ricerca sui costumi di Eva Coen   hanno contribuito in modo fondamentale al risultato finale.  Il montaggio di Clelio Benevento e Valentina Girodo è stato decisivo, specialmente   nella ricerca di un punto di equilibrio tra spontaneità e rispetto di una linea drammaturgica   molto forte, rafforzata dall'importante lavoro di adattamento di Filippo Gravino, Guido   Iuculano e Michele Pellegrini.  Così come importante e prezioso, è stato il contributo di Alessandro Casale, che ha   curato la regia della seconda unità.  Alessandro Angelini, che ha tenuto il timone della regia nelle cinque serate centrali   della serie, ha lavorato nella nostra stessa direzione, con talento e personalità.  Il nostro piccolo segreto è stata la condivisione di un grande entusiasmo nell'   approccio al lavoro quotidiano e del piacere di lavorare ad un progetto al quale tutti   abbiamo sempre creduto tantissimo.  Ed ora che è arrivato il momento di condividere il nostro lavoro col pubblico,   speriamo che possa divertire ed emozionare come ha fatto con tutti noi, durante questi   lunghi mesi di lavorazione.  
Lucio Pellegrini