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FdP 56 - L'OMBELICO MAGICO: tra modernita' e magia


Laura Cini racconta l'incontro tra Edda e Giulia, due donne diverse, legate da un "rito ancestrale".


FdP 56 - L'OMBELICO MAGICO: tra modernita' e magia
Una scena del documentario "L'Ombelico Magico"
Sembra quasi un paradosso dei tempi, ma nella mondana Versilia esistono ancora delle forti tradizioni contadine, soprattutto nell'entroterra, in un casolare disperso nella campagna, vi abita un'anziana signora, Edda, che possiede dei poteri ancestrali. Tramite una bacinella in cui immerge dell'olio, la signora riesce a leggere la paura ed il malocchio. La sua casa, sempre aperta, è luogo di frequenti visite da parte della popolazioni locale e di forestieri, che vengono per farsi "segnare". Tra questi anche Giulia, una giovane al passo con i tempi, che entra in confidenza con Edda, tanto da diventare la persona da tramandare questi riti primordiali.

Muovendosi in un intreccio narrativo tra la vita di Edda e quella di Giulia, la regista Laura Cini costruisce su questa storia il documentario "L'Ombelico Magico", prodotto da Kiné ed Ombre Elettrice con il sostegno della Regione Toscana. Il fulcro narrativo del film è tra il rapporto che si instaura tra le due donne, appartenenti a due generazioni completamente diverse. Ad unirle è la pratica del rito magico, che sopravvive alla contemporaneità ma che è a rischio di estinzione, perché può essere tramandato solo ad una persona, la così detta "prescelta". Edda è diffidente inizialmente, ma poi, capisce che il mondo è cambiato e che Giulia può essere la persona giusta. Anche la ragazza ha dei momenti di debolezza, perché non si sente pronta, finchè non risolvere alcuni nodi della sua vita, che le faranno perdere la "paura".

"L'Ombelico Magico" è un documentario antropologicamente interessantissimo ed importante. Sullo sfondo di una società in cui i valori e le tradizioni sembrano sempre più scomparire; ben testimoniata nel film dalla vita sulla costa, dove lo sballo delle discoteca e le orde di vacanzieri sembrano lontani anni luce dalla casa di Edda, sebbene a pochi chilometri di distanza; vi è qualcosa di ancestrale tramandato nei secoli. In questa dicotomia risiede la forza dell'opera di Laura Cini, che osserva con la sua telecamera due mondi che entrano in contatto, e lo fa con un occhio indiscreto, mai invasivo, mai al limite del sensazionalismo. Il ritmo narrativo è scandito dall'acquisizione di nuove consapevolezze da parte delle due protagoniste, da piccoli sguardi e gesti, che creano una complicità anche nello spettatore che osserva il racconto per immagini.

03/12/2015, 19:19

Simone Pinchiorri