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TFF33 - "Luce Mia", raccontare la malattia


Il documentario di Lucio Viglierchio presentato al Torino Film Festival.


TFF33 -
Difficile raccontare la malattia in un documentario, cercando di non essere troppo 'asettici' ma anche dovendo evitare pietismi vari e strumentalizzazioni: il progetto di "Luce Mia" di Lucio Viglierchio nasce dalla volontà di esorcizzare la diagnosi che nella primavera 2010 improvvisamente ha stravolto la vita del suo autore, quella di "leucemia mieloide acuta", da eliminare subitaneamente con chemioterapie e cure invasive, nella speranza di debellare (o quantomeno rinviare) una concreta minaccia mortale.

Il gioco di parole del titolo ("luce mia" per "leucemia", nel tentativo di ribaltare la crudeltà di quel nome e di dargli una connotazione positiva) dà una prima idea chiara degli obiettivi del documentario e del modo con cui l'autore ha affrontato la questione: non avere paura (diventato anche l'hashtag di riferimento, #nonaverepaura), affrontare con coraggio e sincerità le sfide quotidiane, raccontandosi davanti alla camera nelle proprie tensioni e piccole vittorie, nelle attese e nelle speranze.

Nel giro di pochi mesi la malattia di Viglierchio è stata colpita e debellata (ma mai definitivamente, non si può abbassare la guardia in questi casi), la vita gli ha regalato una figlia ma la lotta per restare vivo gli aveva tolto qualcosa. E allora è risultato decisivo per lui l'incontro con Sabrina, anch'ella colpita dalla stessa identica diagnosi: lottare insieme a lei, cercando di darle la forza e il conforto di cui aveva bisogno, è diventata la natura di "Luce Mia" e la sua stessa ragion d'essere.

Un lungo racconto, che prosegue fino al settembre 2013 e poi fino ad oggi, che si è arricchito negli anni con un lungo diario di produzione su internet (la pagina Facebook del progetto è stata fondamentale, e sull'estetica di quel social network sono costruiti i passaggi del racconto) e che arriva fino a oggi, diventando una riflessione universale e cercando di essere fonte di "luce" per tutti coloro che sono colpiti da quella terribile malattia.

21/11/2015, 10:00

Carlo Griseri