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LUCCA COMICS & GAMES - Intervista a Stefano Sardo


Lo sceneggiatore de Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores racconta la genesi del film e offre qualche anticipazione sul nuovo capitolo della saga.


LUCCA COMICS & GAMES - Intervista a Stefano Sardo
Se per anni l'idea di produrre un film di genere per il mercato italiano è stata considerata un azzardo che sfiorava la follia, da qualche tempo sembra che qualcosa nell'industria stia realmente cambiando.
Intervenuto in occasione del Lucca Comics & Games 2015 per presentare insieme al regista Gabriele Salvatores l'home video del film "Il ragazzo invisibile", lo sceneggiatore Stefano Sardo ci ha raccontato gli stimoli e le difficoltà che si celano dietro alla scrittura un film supereroistico italiano, anticipando qualcosa su "Il ragazzo invisibile 2".

In Italia non capita tutti i giorni una proposta di scrivere un film di supereroi. Quale fu la tua prima reazione e quali aspetti rappresentavano la sfida maggiore?
Io sono stato subito super-entusiasta, perchè mi sembrava un privilegio assoluto anche solo che mi venisse richiesto. Quando Nicola Giuliano mi ha contattato avevamo appena fatto "La doppia ora", un mistery italiano che esplorava un territorio battuto pochissimo, una sorta di film alla Shyamalan ambientato a Torino. Avevamo già fatto una scommessa ed eravamo contenti degli esiti non tanto dei botteghini italiani, ma il film aveva venduto molto all'estero, negli Stati Uniti era stato il quinto incasso italiano dell'anno e avevamo venduto i diritti per un remake americano. Alcuni riscontri ci avevano convinti a lavorare sulla commistione tra le nostre risorse creative e generi che sono stati introdotti a nostro gusto da autori di altre cinematografie. Nicola si era accorto che mancava completamente in Italia un cinema per ragazzi e avendo figli piccoli gli è venuta in mente l'idea di un supereroe ragazzino e per me è stata immediatamente una botta di adrenalina pura. La connessione immediata è stata con il dodicenne che sono stato, con il mondo anni '80 dei "Goonies", "Gremlins" ed "ET" e di oggetti del tempo come la BMX che infatti appare ad inizio film come atto d'amore. Ovviamente ci siamo anche chiesti come renderlo italiano senza farlo diventare una sorta di parodia involontaria e quindi abbiamo cercato di andare più che sulla localizzazione di un contesto specifico, sull'aspetto emotivo della scoperta del superpotere. L'invisibilità era il potere che produttivamente costava meno, ma creava un'implicazione emotiva per cui se sparisci a dodici anni da una parte lo desideri, ma dall'altra è un incubo. E in genere quello è un potere da cattivi, perchè spii, rubi, manometti ma difficilmente salvi qualcuno.

"Il ragazzo invisibile" terminava con una importante rivelazione che lasciava aperte numerose porte. Eravate già sicuri di un sequel?
Quando scrivi un finale dicendo che la madre è viva e sta in Marocco, generi un'aspettativa che sarebbe molto sleale tradire. Quando i distributori lessero la prima sceneggiatura, qualcuno si lamentò di un apparente improbabile finale che riportava ad un sequel, ma ora ci stiamo lavorando. Questo perchè per un'impostazione culturale, in Italia sembra non possano esistere epigoni seriali e invece a noi che siamo figli della serialità ci sembra normale il contrario.

Si dice che nel cinema fare il secondo film sia ancora più difficile. Ora che "Il ragazzo invisibile 2" è un progetto concreto, quali sono i lati su cui bisogna lavorare con più cura?
E' sicuramente il copione più difficile a cui ho lavorato, perchè la quadratura del cerchio comprende una serie di fattori. C'è l'aspettativa innescata dal primo capitolo, quella del genere e la volontà di trovare una chiave originale emozionante per restituire i sedici anni. Ad esempio ci sarà un nuovo personaggio, una ragazza con un superpotere incendiario che è mossa da un altro tipo di problemi e di rabbia. Al tempo stesso dobbiamo trovare un balance con un'aspettativa di spettacolarizzazione e il budget del film. Anche il nostro protagonista che a tredici anni aveva tutto davanti, a sedici inizia a chiedersi se non sia tutto una sòla e che fine hanno fatto le aspettative di due anni prima.

Un'idea quella de "Il ragazzo invisibile", che ha saputo superare il grande schermo per arrivare anche nelle edicole e fumetterie sotto forma di albi. In che momento del processo creativo avete pensato ai fumetti?
Prima ancora che il film fosse fatto avevamo parlato con Panini che si era detta interessata e ci aveva suggerito di non rimanere vincolati al soggetto del film, ma di spaziare narrativamente. E' nato così un prequel a fumetti in tre capitoli che raccontava la genesi del potere di Andrej e quello che accadde prima del film. E' più un fumetto sul padre che non sul ragazzo invisibile, perchè ci permetteva di riempire delle lacune del film.

Possiamo dunque aspettarci una nuova trilogia a fumetti anche per "Il ragazzo invisibile 2"?
Mi piacerebbe molto espandere ancora l'universo narrativo, ma dipenderà dalla concomitanza dei fattori. Certo è che solo il fatto di trovarmi qui a parlare dei miei problemi dello scrivere un film di supereroi in Italia, mi sembra un fatto positivo. Poi dopo magari potremo anche fare un film non riuscito, ma il fatto stesso che ci sia stata data la possibilità di provarci è indicativo di un clima cambiato.

31/10/2015, 07:00

Antonio Capellupo