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In ricordo di Morando Morandini, scomparso a 91 anni


Se ne va il decano della critica cinematografica italiana, grande intellettuale e uomo ironico e al contempo riservato.


In ricordo di Morando Morandini, scomparso a 91 anni
Conobbi per la prima volta Morando quando avevo poco più di vent'anni in occasione del “Premio Adelio Ferrero”. Ricordo come fosse ieri quanto mi tremavano le gambe nell'andare a presentarmi, perché è evidente che per chi è cresciuto con il sogno di scrivere di cinema, "il Morandini" non è un semplice dizionario, ma la bibbia con cui fare i conti quotidianamente. E avercelo li davanti non in fogli e inchiostro, ma in carne ed ossa, mi sembrava quasi impossibile. Poi, quando trovai il coraggio di invitarlo nella mia Catanzaro per un evento a lui dedicato, tirò fuori dal portafogli un biglietto da visita. Al centro, in grassetto c'erano nome e cognome, Morando Morandini, ma subito sotto, nello spazio adibito alla professione, invece di “Critico cinematografico” o “Giornalista” trovai sorprendentemente scritto “Tabagista atipico”.

Perché Morando era proprio questo, un concentrato di intelligenza, cultura e autoironia al servizio della professionalità e delle buone maniere. Un Signore di altri tempi, come non ne esistono davvero più. La notizia della sua scomparsa, avvenuta la scorsa notte a Milano all'età di 91 anni tocca nel profondo del cuore tutti quelli che, anche grazie a lui e ai suoi sessant'anni di carriera, hanno avuto modo di innamorarsi di quell'universo magico che è il cinema.

La sua idea di critico era quella di "un traghettatore che aiutasse i lettori ad attraversare il guado di un film". I suoi lettori li ha sempre apprezzati, stimati, coccolati, scegliendo con il suo inconfondibile stile di schierarsi il più delle volte dalla loro parte, qualcosa che gli ha permesso di ricevere apprezzamento e ammirazione da generazioni completamente differenti, in modo del tutto trasversale.

Uomo di cinema a 360°, fu “non attore”, come amava definire il suo ruolo in “Prima della rivoluzione” di Bernardo Bertolucci, fondatore e direttore artistico dello storico “Anteprima per il cinema indipendente italiano” e del “Laura Film Festival”, dedicato all'amata moglie Laura, autore di monografie su registi quali Ejzenstejn, Bertolucci e Huston ma soprattutto giornalista per “La notte”, “Il giorno” e una serie sconfinata di altri mensili e riviste di analisi.

A cavallo tra il 2011 e il 2012 Cinemaitaliano.info ebbe il piacere e l'onore di ospitare cinque suoi articoli, in cui analizzò il lavoro di registi da lui molto apprezzati come i fratelli Taviani, Gianni Amelio, Andrea Segre e Daniele Vicari.

In un'intervista una volta, parlando del suo sogno da bambino di divenire un regista, Morando mi rispose "sul primo libro di cinema che mi è stato regalato da mia madre c’era una dedica “a Morando che vuol fare il regista”. All’epoca avevo quindici anni e questo conferma quello che diceva Truffaut, riguardo al fatto che nessun bambino ha mai sognato di fare il critico da grande". Regista non lo divenne, ma in barba a quanto pensava Truffaut se oggi molti adolescenti sognano di fare i critici cinematografici è anche grazie al nobile esempio che Morandini ha saputo dare di quella professione.

18/10/2015, 22:03

Antonio Capellupo