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Note di regia di "Suburra"


Note di regia di
Suburra è un film che racconta un mondo e una realtà assolutamente realistica, pur non essendo una ricostruzione storica o di cronaca.

È un film che vuole muoversi liberamente tra i punti di vista dei diversi personaggi, grandi e piccoli, potenti e inermi, senza giudicarli, indagandone azioni e psicologia senza pregiudizi, attraverso uno stile visivo asciutto e attento a ricercare, nelle pieghe del racconto, gli aspetti umani, terreni dei suoi protagonisti. Senza retorica, senza demagogia, senza moralismo.

Un movimento narrativo corale dove i protagonisti sono però molto attuali, sono i figli dei nostri tempi, i figli della Suburra.

Suburra è espressione di un ''realismo di genere'' dove il ''genere'' - inteso nella sua accezione più classica, quindi spettacolare, avvincente ma anche popolare - si coniuga ad un preciso e circostanziato racconto del mondo che ci circonda, dando vita ad un quadro, dipinto con estrema attenzione, della realtà di oggi e della sua spaventosa pericolosità.

Per come l'abbiamo raccontato noi, Suburra è principalmente un luogo dell'anima dei personaggi, ma in realtà nell'antichità era un quartiere ai piedi del Palatino, un ghetto dove c'erano bordelli e taverne, un punto di incontro tra nobili senatori e gente di malaffare: qui mondi distanti e apparentemente inconciliabili tra loro entravano in stretto contatto. La Suburra dell'Antica Roma e quella di oggi sembrano unite da un sottile filo lungo oltre 2000 anni, regolata dagli stessi immutabili meccanismi, con poteri insospettabili che continuano a garantire un equilibrio delicatissimo, tra il potere e la strada, per cercare il modo più rapido ed efficace di fare affari, di fare soldi.

Il progetto nasce perché con De Cataldo e Bonini avevo già lavorato (con De Cataldo avevamo fatto tutta l'esperienza di Romanzo Criminale - La Serie e con Carlo Bonini invece ACAB) e ho avuto l'occasione di leggere le prime bozze del libro e di assistere dall'inizio alla gestazione del romanzo Suburra e ne sono rimasto profondamente colpito, così ho iniziato a lavorare alla trasposizione cinematografica ben prima che il romanzo uscisse fisicamente in libreria. Suburra descriveva una Roma a tinte fosche, con splendidi personaggi ed un intreccio serrato, ma soprattutto era incredibilmente attuale, infatti a distanza di due anni e mezzo ci siamo ritrovati a girare il film nel pieno della tempesta giudiziaria che ha colpito Roma. L'aspetto più interessante del racconto era proprio la coesistenza in un unico spazio, cioè Roma, di mondi assolutamente distanti, dalle stanze affrescate del Vaticano alle periferie degradate, dalle case pacchiane e straboccanti degli zingari agli immobili palazzi della politica, dai sampietrini del centro storico alla sabbia del Lungomare di Ostia. Mondi diversi eppure segretamente collegati tra loro.

Mi sembrava potesse essere un film estremamente accattivante e potente sul piano narrativo e stupefacente da un punto di vista visivo, ma, soprattutto, mi regalava la possibilità di chiudere una ideale "trilogia del crimine romana" dopo le due stagioni di Romanzo criminale - La Serie.

Il film ha una struttura meno complessa e ha meno personaggi rispetto al romanzo. Per mantenere il fuoco su quella che ritenevo fosse l'anima del racconto, mi sono concentrato su pochi personaggi, su quelli che mi sembravano i più significativi e rappresentativi dei diversi mondi della Suburra. Come sempre accade in una trasposizione cinematografica bisogna sempre leggermente tradire la forma letteraria per cercare di preservarne l'essenza, l'anima del racconto.

In Suburra ho leggermente modificato stile di ripresa e di rappresentazione. Visto che gli innumerevoli mondi che andavamo a raccontare erano estremamente forti, caratterizzati, spesso in contrasto l'uno con l'altro, ho approcciato il film girandolo meno mosso, più fermo e utilizzando campi "larghi". Era fondamentale riuscire ad avere contemporaneamente, nel quadro, nel fotogramma, sia il personaggio che il suo mondo, perché ogni personaggio ti avrebbe portato in un mondo diverso e ognuno con un proprio colore dominante, un’atmosfera, un carattere preciso.

Per ricostruire con precisione la complessità dei diversi mondi che abitano la Suburra abbiamo svolto un lavoro di ricerca e documentazione minuzioso, quasi maniacale, che mi ha regalato l'esperienza di intraprendere un viaggio nella mia città però con occhi diversi, di scoprirne aspetti prima sconosciuti o forse semplicemente osservati distrattamente, di capirla meglio.

Il regista, di professione, crea mondi e accompagna lo spettatore in un viaggio, che deve essere disposto a fare lui stesso in prima persona e questa volta il cammino mi ha riportato a Roma. La mia Roma.

Stefano Sollima