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L'AngoLO StranIeRo - "Difret, Il Coraggio di cambiare"


"Difret", il debutto del regista etiope Berhane Zeresenay Mehari ha Angelina Jolie come produttore esecutivo. In sala dal 22 gennaio


L'AngoLO StranIeRo -
La locandina di "Difret, il coraggio di cambiare"
L’attrice americana nominata nel 2001 Ambasciatrice dell’Altro Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in occasione del Global Summit contro la violenza sessuale per porre fine a ogni sopruso in tutte le zone del mondo ove ci sono conflitti, ha detto che quando ha visto il film per la prima volta ha pianto per i primi 20 minuti.

Il titolo che nella lingua ufficiale etiope vuol dire, "coraggio, vittima di violenza" con un doppio significato, si basa su una storia vera che si è verificata nel 1996. Quella di Hirut Assefa, una studentessa di 14 anni che, dopo aver ucciso il suo rapitore nonché aspirante marito rischia la pena di morte. Il terzo film in 35mm uscito dall'Etiopia, vincitore del Premio del Pubblico al Sundance Film Festival di Robert Redford e alla Berlinale 2014, criminalizza una tradizione arcaica che in Etiopia seppure in declino ancora sopravvive nelle zone rurali. Qui la donna è vittima di una convenzione sociale dalla quale hanno origine più del 70% dei matrimoni etiopi.

Così la storia di Hirut, come quella di tante altre ragazze, sarebbe caduta nell’oblio se non fosse stato per il coraggio Meaza Ashenafi (Meron Getnet), una giovane donna avvocato, che tramite l’attività dell’associazione ANDENET, Andinet Women Lawyers Association, offre assistenza legale gratuita a coloro che non se la possono permettere. In un sistema patriarcale dove la donna è un oggetto attinente alla sfera domestica, buono solo alla pratica riproduttiva, Meaza che nel 2003 è stata insignita del Premio Nobel Africano, dovrà dimostrare che Hirut ha agito per legittima difesa.

“In particolare mi ha ispirato il pensiero che la Telefa, fosse una pratica comune, non considerata né come una violazione né tantomeno come una violenza. Il tema delle spose bambine e delle discriminazioni sessuali contro le donne in Etiopia, sono problemi che travalicano il confine del paese e dovrebbero interessare tutti”, ha aggiunto il regista.
Film didascalico se si vuole ma efficace nel ricostruire una vicenda umana e giudiziaria che ha scosso il sistema giudiziario di un Paese dove troppo spesso, soprattutto nelle zone rurali, le leggi ufficiali sono rese inefficaci dalle decisioni dei consigli tradizionali.

23/01/2015, 11:00

Monica Straniero