Un uomo si aggira tra le vecchie macerie di quella che fu una vera città e le nuove abitazioni di una realtà urbana irreale. Due dimensioni vuote che a modo loro possono portarti a farti sentire un fantasma tra i fantasmi.
Partendo da alcune immagini riprese a distanza di un anno dal terremoto che colpì L'Aquila nel 2009, e tornando a girare nel 2013, con il suo "
Habitat - Note Personali"
Emiliano Dante da vita ad una profonda riflessione sull'abitare una realtà a se distante, sul provare a sentirsi vivi mentre quello che si ha attorno sembra una finzione.
Dante parte dalla sua stessa esperienza e si rende protagonista del doc, optando per un taglio sperimentale, utilizzando suoni e immagini disturbanti e affidando all'animazione il compito di "mettere in scena" i suoi stessi stati d'animo.
Diverse sono le interviste ad amici e conoscenti che dopo quella tragica notte si videro cambiare completamente la vita, testimonianze cariche di fredda realtà, che non aiutano però del tutto a raccontare cosa sia oggi L'Aquila, perchè come ammette lo stesso autore "
la somma delle interviste non fa una città, e oggi L'Aquila è essa stessa un'assenza".
L'opera di Dante non si limita alla mera documentazione, ma diventa attraverso le taglienti parole dell'autore una sorta di pamphlet visivo politico e sociologico sugli effetti del progetto C.A.S.E. varato dall'allora governo Berlusconi.
Un film che riesce a mettere in scena l'alienazione umana toccando una serie di nervi ancora scoperti di una vicenda avvenuta solo cinque anni fa, ma che per buona parte dei media sembra già dimenticata.
23/11/2014, 15:28
Antonio Capellupo