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Note di regia di "Visitors"


Note di regia di
Alla base di tutto c’è stata la mia esperienza, io ho fatto la guerra partigiana per due anni interi, ho passato due inverni in montagna, nelle alte valli Bergamaschi, in Valtellina sui crinali della Valtellina e ho militato in formazioni armate per due anni interi con scontri a fuoco, con rastrellamenti subiti, imboscate portate a termine. Lì contro di noi c’erano le brigate nere fasciste, i tedeschi venivano quasi dimenticati per lo meno nella zona dove mi trovavo io perché di fronte avevamo i reparti fascisti della Repubblica di Salò.

Per cui questa guerra io l’ho molto sentita perché avevo 19 anni insomma e direi che mi sono affacciato alla vita adulta con la guerra, non con altre cose e per me è stata una specie di grande educazione per tutto verso la vita, la morte. Ho avute anche offerte di fare film poi anni dopo sull’argomento della Resistenza, ed io stranamente mi sono sempre tirato indietro perché non me la sentivo, perché finché questa esperienza stava nella mia memoria andava tutto bene, ho persino scritto dei racconti , ma scrivere racconti è un’altra cosa, è un gioco proprio con la tua memoria che rimane intatta, disponibile sempre, tramutare questo in un film non me lo sono mai sentito, perché mi sembrava quasi di demolire la memoria, e per cui non l’ho mai fatto, anche se poi questa mia esperienza ha influenzato il mio cinema perché per esempio quel western: Se sei vivo spara, nella sua ferocia particolare, nel suo senso della morte, nel suo senso dell’avventura anche verso la morte, verso lo scontro, nasce un po’ da quella mia esperienza di guerra.

Perché sono venuti questi visitors, questi morti? Sono venuti a chiedere diciamo…un gesto di chiusura, non di riappacificazione ma di chiusura…. Di chiusura esistenziale ideologica della guerra, chiudiamola con questa generazione ecco…ne rimangono gli ultimi, venite anche voi con tutti noi a scomparire per sempre e gli offrono una berretta a sua scelta se li vuole seguire perché c’è l’astronave dell’ammiraglio Crosius che sta facendo il giro di tutti i cimiteri a raccogliere i fantasmi di quella generazione, per portarli via in un buco nero, nel nulla insomma, per cui è un invito alla scomparsa esistenziale ideologica dall’argomento e lasciare i dibattiti della storia a quelli che quella guerra non l’hanno fatta, che sono venuti dopo e chissà per quanto tempo ancora continueranno a discutere di quella storia.

Giulio Questi