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FESTIVAL DI ROMA 9 - "Meno male è lunedì"


Il doc di Filippo Vendemmiati in concorso Prospettive Italia racconta le vicende di reinserimento di un gruppo di detenuti del carcere bolognese della Dozza


FESTIVAL DI ROMA 9 -
"Meno male è lunedì" di Filippo vendemmiati in Prospettive Italia
“Entrare in carcere è facile, basta una stronzata”… difficile è la reintegrazione in una società che in cambio propone falsi miti.

Filippo Vendemmiati, regista ferrarese, già autore di vari docufilm, tra i quali "È stato morto un ragazzo" sul caso Aldrovandi, premio David di Donatello nel 2011, ritorna dietro la macchina da presa con un nuovo film/documentario, ambientato nel carcere della Dozza di Bologna ed è la storia di 13 detenuti che lavorano nella ex palestra del carcere, oggi trasformata in un'officina metalmeccanica e che rappresenta qualcosa di unico nel panorama penitenziario italiano. Il titolo trova spunto in una frase di uno dei detenuti-lavoratori: "Sabato e domenica purtroppo non lavoriamo": quelle giornate di lavoro sono anche giornate di libertà oltre che un investimento per il futuro.

Tre aziende metalmeccaniche leader nel settore del packaging - Gd, Ima Spa e Marchesini Group - hanno deciso di unirsi e dare vita a una società, la Fid, Fare impresa alla Dozza, creando una vera e propria officina metalmeccanica nella ex palestra dell'istituto penitenziario. "Quando si entra dentro sembra di essere in una vera e propria officina - racconta Filippo Vendemmiati - non dentro un carcere". A seguire i detenuti, sia italiani sia stranieri, tutti con pene superiori ai 5 anni e assunti con regolari contratti del settore metalmeccanico, ci sono dei tutor, ex dipendenti delle tre aziende che fanno i volontari per insegnare un mestiere. Le riprese sono state effettuate nell'arco di circa un mese dentro il carcere, impiegando 3-4 operatori alla volta, in presa diretta e fino a 5 telecamere in contemporanea. Per girare e promuovere il documentario è stato impiegato un budget di circa 100mila euro, con contributi della Regione e un contributo da parte delle tre aziende coinvolte nel progetto. Lo stile narrativo è leggero, quasi da commedia, realistico.

I detenuti sono ripresi durante il loro praticantato e nei momenti più intimi del loro ritorno in cella anche se il film non insiste sul loro passato. E come in uno specchio gli stessi tutor raccontano loro stessi, le loro aspettative, consapevoli delle difficoltà che inevitabilmente incontreranno. Ma la trasmissione del sapere ribalta il rapporto libertà, prigionia. Il carcere diventa così un non-luogo senza tempo e i giorni della settimana hanno un senso e una cadenza dettata dai turni di lavoro. Quello che prevale infine è il senso di appartenenza dove le storie di viti diventano metafora di una vita intera.

22/10/2014, 20:00

Maria Di Lauro