Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Non so perché ti odio"


Note di regia di
Ho cercato i fatti. Avvenimenti e azioni concrete, innegabili. Per metterne in luce i meccanismi. Ho cercato i racconti di aggressioni da parte di chi le ha subite. Ho raccolto queste testimonianze, sono andato negli stessi luoghi dove l’aggressione era avvenuta, lì ho posizionato la macchina e, nelle stesse ore dell’aggressione, ho fatto le riprese. Ho cercato i rappresentanti di quei movimenti che, ultimamente, sono scesi in campo su questioni riguardanti il mondo LGBT (il disegno di legge che punisce l’omofobia o le varie proposte di unioni civili). Scendere in campo, per me, è un’azione.

E di questa azione ho chiesto i motivi. Così ho intervistato l’avvocato Gianfranco Amato, presidente di Giuristi per la Vita, l’associazione che ha inviato una lettera aperta ai parlamentari italiani perché respingessero il disegno di legge contro l’omofobia (ma è anche l’associazione che ha depositato una denuncia contro il MAXXI per avere esposto un’opera dei fratelli Chapman), ho intervistato Filippo Savarese, il portavoce di La Manif pour Tous e Pietro Invernizzi, il rappresentante delle Sentinelle in piedi. Ho cercato di mettere in luce i motivi delle loro azioni. Ho cercato persone che hanno compiuto omicidi legati all’orientamento sessuale (vero o presunto) della vittima. Ho raccolto il racconto preciso di come erano andati i fatti dalle parole di chi ha compiuto il delitto. Per cercare di capire che cosa ha spinto all’azione. Ho cercato documenti come registrazioni di telefonate, interrogatori.

Ma ho cercato anche il racconto di chi è stato vittima del bullismo a scuola. Nella scuola di oggi, come in quella di qualche anno fa: così se oggi Giordano racconta di essersi iscritto ad un corso di arti marziali per difendersi dalle aggressioni dei compagni (aggressioni che lo hanno mandato al pronto soccorso 22 volte in un anno), Dario racconta di quando, nella Sicilia di trenta anni fa, gli insegnanti assistevano indifferenti agli insulti e alle prese in giro contro il presunto gay. E per mettere fine a quegli insulti incessanti, più volte Dario ha guardato il balcone e si è immaginato quel salto nel vuoto. Non lo ha fatto: “io sono forte”, dice oggi Dario. Una ricerca su un concetto, su un sentimento.

Lo confesso: all’inizio non sapevo che immagine dare a questa mia ricerca. Poi, un giorno, in una galleria d’arte ho visto una fotografia di Zoe Leonard. Un tronco ingabbiato in una struttura di ferro. Un’immagine che, ai miei occhi, raccontava perfettamente l’adolescenza di chi lotta con il proprio orientamento. Poi ho visto altre immagini: le luci di James Welling, quelle luminescenze improvvise che squarciano il buio. E dalla visione delle immagini di quelle luci, così simmetriche, fredde e pure, dall’immagine di quel tronco ingabbiato è nata la forma di NON SO PERCHÉ TI ODIO.

Filippo Soldi