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I Mille Occhi a Trieste dal 12 al 16 settembre


I Mille Occhi a Trieste dal 12 al 16 settembre
Giunto alla sua XIII edizione, I Mille Occhi torna a proporre una formula personale e inedita di festival cinematografico, animata da un gusto della scoperta che non conosce confini tra tempi, autorialità e generi diversi, tratti, questi, che negli anni hanno portato il festival a raccogliere le attenzioni critiche di testate come “Sight and Sound”. Attraverso proiezioni e incontri che instaurano intrecci profondi tra cinema del passato e del presente, e sempre mantenendo una decisa predilezione per sguardi liberi e non omologati, I Mille Occhi – Festival internazionale del cinema e delle arti crede in una forma-festival che si vuole distante tanto dalle vetrine del contemporaneo quanto dalle rassegne di pura retrospettiva. Ne è una prova il conferimento del Premio Anno Uno 2014 a un cineasta del nostro tempo come l'algerino Tariq Teguia, in occasione del suo terzo e sinora ultimo lungometraggio, Thwara Zanj. Il film, che verrà proiettato a Trieste alla presenza dell'autore, insegue l'anarchia della recente Primavera Araba ibridando fiction, documentario e ricognizione storica, e riconoscendo proprio nella Storia del mondo arabo una culla delle rivoluzioni a venire, vicina alle altre rivolte che infuocano il presente.

Non meno necessaria e irriducibile è anche la presenza di uno dei maggiori cineasti italiani, Franco Maresco, che dopo il Premio Anno Uno dello scorso anno (per Io sono Tony Scott) torna a Trieste con l'anteprima assoluta di Lucio, dal suo spettacolo da Franco Scaldati, attore e drammaturgo recentemente scomparso. Sentito omaggio di un regista visionario a uno dei poeti più evocativi della sua terra, nonché amico e maestro, Lucio è un dialogo tra cinema e teatro incluso dai Mille Occhi in “La celluloide e il marmo”, un percorso del festival che, richiamando il celebre scritto di Eric Rohmer, si vuole dedicare allo scambio tra cinema e altre arti, da sempre uno dei punti essenziali del festival.

Si aggiungono qui altre anteprime, come la personale di Giannina Angioletti curata dalla figlia Alessandra Vanzi e da Patrizia Bettini, occasione per illuminare meglio una poetessa da riscoprire, protagonista del cortometraggio Racconto di quartiere di Valerio Zurlini (il cui cinema dai tanti echi accompagna già da due anni I Mille Occhi). O come l'anteprima di Urla mute della stessa Vanzi, giornalista, attrice e regista teatrale che con questo video riflette e interpreta alcune emblematiche ferite femminili in co-regia con Alberto Grifi, di cui fu compagna nei suoi ultimi anni.
Performance intessuta di più arti è anche il video Miroir de l'origine di e con Deborah De Robertis, dove l'artista lussemburghese ripropone la sua versione del dipinto di Gustave Courbet davanti al quadro originale e con il sottofondo musicale dell'Ave Maria di Schubert cantata da Maria Callas, appena prima di venire fermata dalla polizia al Musée d'Orsay. Il video, censurato da Youtube, verrà proiettato al festival in anteprima assoluta su uno schermo, alla presenza della stessa artista, gesto di resistenza all'economia delle immagini 2.0: dove il web rimuove i corpi meno subordinati, è ancora il cinema a doverli accogliere. Si tratta di questioni che I Mille Occhi affronteranno anche nell'incontro con Franco Grattarola, in occasione della presentazione del volume Luce rossa, enciclopedia dell'hard italiano, o scegliendo di proporre un altro ruvido sguardo femminile quale quello della cagliaritana Claudia Marelli, ospite del festival e esordiente con Emmaus, osservazione fisica e sensibile dell'omonima comunità terapeutica per tossicodipendenti di Iglesias.

Sempre vicina a un'idea di cinema che contenga in sé tutte le arti è invece la personale curata da Fulvio Baglivi di Fuori Orario sull'opera di un grande cineasta, poeta, pittore e giornalista italiano come Raffaele Andreassi, noto per la sua vasta produzione di corti documentari a soggetto artistico (e per esser tra questi riuscito a filmare e ritrarre il pittore Ligabue), ma senza dubbio meritevole d'essere riscoperto anche nei suoi pochi e sorprendenti lungometraggi (fino all'ultimo I lupi dentro, lungo viaggio nell'arte che proprio su Ligabue si sofferma). Così come sono recuperi essenziali due delle anomalie più folgoranti riscoperte nell'edizione 2014: A Question of People (1974) di Roberto Rossellini, il film sulla popolazione mondiale realizzato per l'Onu con il montaggio di Beppe Cino, e il singolare Troppo tardi t'ho conosciuta (1939) di Emanuele Caracciolo, cineasta gallipolino ucciso a 31 anni nel massacro delle Fosse Ardeatine.

Anche la rassegna "Massa e potere. La distanza del cinema dall'inutile strage", su come il cinema abbia diversamente intercettato la Prima Guerra Mondiale, affianca una selezione di film italiani d'ogni epoca (tra i quali spicca la versione del 1918 di Addio Giovinezza di Augusto Genina, appena restaurato dopo una lunga lavorazione) a un'altra anteprima italiana, Nachtrichten vom grossen Krieg di Alexander Kluge, saggio di found-footage sull'incubo bellico.
Tra gli storici firmatari del Manifesto di Oberhausen e tra i maggiori registi del Nuovo Cinema Tedesco, Kluge è a tutt'oggi un critico lucido e attento della Storia del suo Paese, nonché testimone impietoso dell'autoritarismo latente nella “nuova” Germania.

L'omaggio alla Titanus contenuta in programma non è invece una semplice coda della retrospettiva maggiore curata da Sergio M. Germani e Roberto Turigliatto al Festival di Locarno di quest'anno, a cui la critica indipendente ha assegnato il Boccalino D'Oro come miglior sezione del festival. È semmai una corposa integrazione al percorso lì iniziato, con particolare riguardo per la serie di melodrammi di Raffaello Matarazzo (di cui si potrà vedere persino l'ultimo, pressoché invisibile, Amore mio, del 1964) e altre rare gemme della produzione Titanus, come l'avventuroso L'arciere di fuoco di Giorgio Ferroni (1971), con Giuliano Gemma, e Ridi, pagliaccio! (1941) di Camillo Mastrocinque, ispirato all'opera lirica I pagliacci di Leoncavallo e interpretato, tra gli altri, dall'attrice triestina Laura Solari (già omaggiata dal festival nell'edizione 2013).
Infine, oltre alla rassegna sui film girati nel capoluogo giuliano negli anni conclusivi del Territorio libero di Trieste (1951-1954), I Mille Occhi ci tengono a ricordare anche due figure amiche e ispiratrici attraverso la proiezione di film da loro amati, con un ricordo di Angelo Raja Humouda, fondatore della Cineteca D.W. Griffith di Genova, e un omaggio in memoria di Gianni Da Campo, cineasta veneziano scomparso quest'anno a cui I Mille Occhi hanno dedicato una personale nel 2013.

Il festival, diretto da Sergio M. Germani con la collaborazione di critici e ricercatori, italiani e internazionali, è da tempo un appuntamento di richiamo per appassionati, studiosi e cinefili d'ogni sorta, dove è possibile ritrovare copie uniche di film a lungo considerati perduti al fianco dei fermenti meno catalogabili del cinema d'oggi, convinti, come credono I Mille Occhi, che niente appartenga al passato, e tutto riguardi il presente.

24/08/2014, 09:02