Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Situazione"


Note di regia del documentario
Dieci anni fa ho conosciuto un gruppo di ragazzi dei dintorni di Bari che avevano una particolarità: messa da parte la routine della loro anonima settimana, a partire dal venerdì si scatenavano in una corsa al divertimento che, stanca della classica discoteca, si manifestava nella ricerca di location suggestive, nella costruzione di scenografie, nella ricerca di costumi per presentarsi alle feste con mise sempre nuove. Queste situazioni erano immortalate da uno di loro che scattava diapositive. Dopo il fermo biologico dei primi giorni della settimana, Pino, il fotografo, riproponeva le diapositive agli amici il giovedì sera, e questo rendez-vus con proiezione e annesso resoconto delle prodezze del fine settimana precedente, riaccendeva in questi ragazzi la voglia di tuffarsi in un nuovo selvaggio weekend di divertimento. Mi pareva che questo gruppo raccontasse in maniera emblematica il tentativo vitale e disperato di stare insieme e condividere emozioni forti, di costruire un album fotografico di gioventù prima che questa gli sfuggisse via di mano.
Dieci anni dopo sono tornato a vedere cosa è successo nel frattempo a questi ragazzi, che avevo lasciato nel pieno del loro rincorrere l’effimero. Sono cresciuti, per non dire invecchiati, qualcuno ha cambiato vita ma in tanti sono ancora lì. Le ragazze sono sparite, in un ricambio più evidente rispetto agli uomini, e le festicciole sono cresciute anch’esse, diventando un business attorno al quale girano parecchi soldi. Le poche diapositive che facevano all’epoca - assolutamente pioneristiche in quell’ambiente - sono diventate migliaia di immagini condivise sullo smartphone. Le semplici ambientazioni fatte di teli e oggetti rimediati, sono diventate più imponenti scenografie, le poche ballerine hanno fatto luogo a complesse coreografie. Ne è scaturito un documento che a me appare come un tentativo non ipocrita di raccontare il mondo giovanile dello sballo e del divertimento. Nell'arco di questi anni forse l’entusiasmo è un po’ diminuito, lo stress della maratona si è ridimensionato, ma resta la disperata ricerca di uno spazio di affermazione personale per questi uomini bambini, incastrati tra radici contadine e pulsioni metropolitane, che sono contraddizione e al contempo grande risorsa della terra dove sono cresciuto.

Alessandro Piva