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IN GRAZIA DI DIO - Provare a combattere la crisi nel Salento


Il regista Edoardo Winspeare racconta i retroscena del suo ultimo film, che tanto successo ha riscosso allo scorso Festival di Berlino. La storia ruota attorno a quattro donne di una stessa famiglia che dopo il fallimento di una piccola fabbrica, iniziano a lavorare la terra e a vivere attraverso il baratto dei propri prodotti. In uscita in sala il 27 marzo con Good Films.


IN GRAZIA DI DIO - Provare a combattere la crisi nel Salento
Dopo il successo allo scorso festival di Berlino, esce il 27 marzo nelle sale italiane in trenta copie il nuovo film di Edoardo Winspeare, "In grazia di Dio", prodotto da Saietta Film con Rai cinema e il sostegno di Apulia Film Commission. Nel cast Celeste Casciaro, Laura Licchetta, Gustavo Caputo, Anna Boccadamo, Barbara de Matteis, Amerigo Russo, Angelico Ferrarese e Antonio Carluccio.

Adele, Ina, Maria Concetta e Salvatrice sono quattro donne di una stessa famiglia che, in seguito al fallimento della loro piccola fabbrica, si rifugiano in campagna, lavorando la terra e vivendo con il baratto dei propri prodotti. A fare da cornice all'intera vicenda è il Salento, luogo molto caro al regista e che egli stesso adopera per evidenziare gli sviluppi e i cambiamenti del nucleo famigliare protagonista, che man mano riscopre il valore della terra, il senso di condivisione e la sacralità delle origini. Winspeare costruisce così un contesto perfettamente bucolico, servendosi di un cast di non professionisti capace di riprodurre quella verosimiglianza altrimenti difficile da raggiungere.

"Se mi fossi soffermato sui tecnicismi della recitazione, sul provare e imparare la battuta, tutti loro avrebbero perso quell'autenticità di cui sono portatori", ha spiegato il regista, che ha poi continuato: "Abbiamo girato molto in piano sequenza, tagliato trenta scene e le riprese sono durate cinque settimane. Io ho insegnato e insegno tutt'ora regia e dico sempre che la profonda conoscenza risiede nello stare insieme. Questo film ha avuto una lunga preparazione, è stato scritto sull'attrice principale, Celeste, che nella vita reale è mia moglie".

Su quanto sia stato difficile conciliare antico e moderno e su quali siano state le sue intenzioni, lo stesso regista ha affermato: "Il Salento è una terra in cui il passato è sempre presente. Le processioni che avete visto nel film ci sono ancora. La religione è spirituale ed è anche un collante sociale. Per me è stato molto importante sottolineare il legame con la terra e la bellezza del paesaggio, plasmato dal lavoro dei contadini e dei nostri padri. In un certo senso, gli abbiamo voluto rendere onore. Non bisogna essere salentini per capire questo film perché molti salentini non lo capiscono. Io amo quel posto ma avrei potuto parlare di altri posti e sarebbe stato uguale. L'autenticità è data dai volti, ma l'universalità è data dalla storia. Volevo raccontare le donne in primis, che spesso sono la colonna vertebrale della nostra società. Mi piace molto la donna meridionale, quel senso di tenerezza che sprigiona negli ambienti più cattivi".

Riguardo al personaggio di Adele, Celeste Casciaro ha commentato: "Questo personaggio è stato creato sulla base di come sono io nella vita, anche se è molto più marcato. Il confronto con la figlia esiste anche nella vita, le dinamiche sono state riportate esasperando alcune cose. Se ne è parlato tanto di questo personaggio, che si è sviluppato pian piano sul set".

Ha poi preso la parola il cosceneggiatore Alessandro Valenti: "Io e Edoardo abbiamo fatto riflessioni diverse, come sulla religione. Edoardo voleva raccontare persone umili. Esiste una tradizione mistica che collega l'aggettivo “umile” all'umus, ossia alla terra e ne abbiamo tenuto conto. Quello che abbiamo fatto è stato raccontare il ritorno alla terra, suggerendo una fuga di se stessi per aprirsi alla natura".

22/03/2014, 14:35

Margherita Pucello