Con uno sguardo fresco e sincero, a tratti divertente e scanzonato, la regista
Antonietta De Lillo fa proprio il punto di vista di due ragazzini - Sofia e Valerio - che osservano disorientati i loro rispettivi genitori (e in generale il mondo degli adulti) cercando di capire le loro scelte ("ma qui è tutto un casino" dirà Sofia) e a volte anche di correggere i loro errori ("bisogna solo capire e attendere il momento giusto" risponde sempre Sofia a uno scoraggiato Valerio).
Ambientata in una Napoli che fa capolino sovente, con tratti di vita comune a metà tra la cartolina e il documentario (giochi in spiaggia, brulichio della strada, famiglie e passanti), la storia è universale, nella misura in cui i figli (in questo caso entrambi di genitori divorziati) si trovano a subire destini che spesso non desiderano, e questo "
non è giusto".
I due protagonisti diventano amici inseparabili anche perchè condividono la stessa situazione familiare, e spesso sembrano più adulti dei "grandi": affrontano ogni situazione con l'ingenuità della prima volta obbligando chi li circonda ad una sincerità certo non comoda. E chi li circonda? La De Lillo in questa storia mette a fuoco in particolare il ruolo dei padri (divorziati), riuscendo splendidamente a raccontarne luci, ombre e sfumature, lasciando alle donne ruoli di secondo piano e necessariamente poco approfonditi.
Forse l'unica scelta non pienamente riuscita è l'idea di rendere spesso in soggettiva il dialogo, con l'intelocutore che guarda in camera come se parlasse direttamente con lo spettatore, stratagemma che invece di coinvolgere maggiormente, come probabilmente nelle intenzioni della regista, fa somigliare quelle scene a interviste giornalistiche.
Merito alla scelta degli attori, soprattutto i due protagonisti e i rispettivi papà, che riescono a trasformare i personaggi in vicini di casa, facendoci percepire che la loro storia è anche un po' la nostra.
Da recuperare.
10/03/2014, 08:36
Sara Galignano