Un Boss in salotto" di Luca Miniero
Cristina, interpretata da
Paola Cortellesi, una meridionale trapiantata in un piccolo centro del settentrione, è riuscita a costruirsi una famiglia perfetta con il nordico Michele Coso,
Luca Argentero. Il quadretto familiare pseudo idilliaco viene sconvolto, come prevedibile, quando Cristina è costretta ad accogliere in casa il fratello Ciro,
Rocco Papaleo, implicato in un processo di camorra e in attesa di giudizio.
L’idea di
"Un boss in salotto" è pressoché identica a quella dei film precedenti, il campione d’incassi "
Benvenuti al Sud" e il sequel "
Benvenuti al Nord", vale a dire l’esplorazione delle differenze linguistiche e culturali tra le due parti d’Italia. La sceneggiatura del nuovo capitolo della saga Sud contro Nord eredita il gioco degli stereotipi e dei luoghi comuni per riflettere sulla camorra, e su come in tempi di crisi economica, gli unici capitali sicuri appaiono quelli riciclati. Eppure questa volta il regista napoletano smorza i toni grotteschi e decide di esaltare l’umanità dei personaggi, come a voler maneggiare con cura estrema argomenti comunque delicati.
Accade così che
Rocco Papaleo, una sorta di quintessenza del Sud con un dialetto che mescola varie meridionalità, non rischia l’effetto macchietta, mentre la casalinga disperata
Paola Cortellesi sacrifica in parte la sua ironia tagliente e la sua comicità molto inglese per rendere al meglio l’attitudine di tanti che si trasferiscono al Nord per cercare di dimenticare le proprie origini.
Una commedia di garbo leggero che scorre verso un finale dal retrogusto amaro e dove il Sud continua a vincere su un Nord rappresentato da un dimesso
Luca Argentero, e da personaggi come i coniugi Manetti ,
Angela Finocchiaro e Alessandro Besentini, una coppia alto borghese ricchissima e snob. Non a caso il film si apre con una frase di Massimo Troisi, “Si dice sempre di cambiare Napoli… ma Milano, Bergamo o Aosta?
27/12/2013, 20:29
Monica Straniero