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FdP 54 - NIGHT LABOR - Il lavoro solitario
nella ripetizione del gesto


FdP 54 - NIGHT LABOR - Il lavoro solitario nella ripetizione del gesto
Scherman è un uomo solitario, vive in una specie di roulotte, in una zona lontana dalla civiltà. Fuma una sigaretta dopo l’altra, aspettando che le giornate passino nella loro routine noiosa. Il suo volto è una maschera di cuoio e di rughe, segnata da solchi che rendono impossibile decifrare la sua età. Di notte va a lavorare in una fabbrica dove si stocca e si pulisce il pesce.

"Night Labor" di David Redmond e Ashley Sabin è un film molto suggestivo, costruito sulla lentezza dei gesti e sull’osservazione della strana vita di questo uomo, quasi "beckettiano". Scherman infatti è costretto alla ripetizione, alla solitudine esistenziale che in delle sequenze del film emerge in  tutta la sua spaventosa violenza. L’uomo non ha nessuno, vive solo, cucina i suoi pasti frugali in un fuoco  acceso fuori della sua roulotte e vive un rapporto quasi simbiotico con una natura selvaggia e violenta. La notte Scherman si mette un camice bianco, come un dottore in servizio e inizia a pulire cassettate di pesce in una fabbrica enorme e vuota. Non sappiamo perché quei capannoni enormi sono vuoti e perché il turno di notte è affidato al solo Scherman, che lavora come un forsennato anche per pulire delle enormi vasche di decantazione, indossando una goffa e pesantissima tuta rossa.

Il documentario è tutto costruito sul registro del non verbale, con immagini a cavalletto, fisse, lunghi piani sequenza sui gesti e sulle poche parole sussurrate tra sé e sé da questo misterioso Sisifo pescatore. Parlano soprattutto il corpo e i movimenti della figura, inseriti in un ambiente che raggiunge in dei punti delle atmosfere realmente “lynchiane”. Neon accesi nella notte, stanze enormi e scure, un lavoro ripetitivo e inutile, quasi surreale nella sua infinita tristezza. Al mattino la fabbrica si ripopola di operai addetti alla pulizia di crostacei e al confezionamento di scatole di aragoste vive e Scherman è finalmente libero dal suo lavoro, esce fuori e in un piccolo porticciolo sulla baia si fuma una meritata sigaretta. Il film può essere interpretato anche come una metafora della crudeltà che l’uomo impone all’animale per potersi nutrire. Nel finale, infatti, vediamo Scherman in una sequenza molto commovente che comincia a dare da mangiare ad uno stormo enorme di gabbiani. E’ come se con quel gesto di generosità l’uomo volesse ristabilire un ordine con la natura, ferita dalla brutalità del suo lavoro di macellatore di pesci.

Lasciando da parte le interpretazioni e gli psicologismi, "Night Labor" rimane comunque uno splendido ritratto documentario di un personaggio ai margini del Grande Sogno Americano.

07/12/2013, 09:34

Duccio Ricciardelli