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Il resoconto dell'incontro "L'infarto
della Cultura" con Dieter Haselbach


Il resoconto dell'incontro
Negli ultimi 10 anni la spesa pubblica italiana a sostegno del comparto culturale è scesa dal 2,1% del 2000 all’1% nel 2008 fino allo 0,2% attuale; Francia e Germania si attestano rispettivamente sull’1% e 1,5%. Una riduzione dell’impegno statale che ha comportato lo speculare decremento del settore del 15%.

A guardare il dato puramente numerico, l’Italia ha dunque da tempo messo in pratica il suggerimento che arriva dagli autori del saggio "Kulturinfarkt" (Marsilio Editori, 2012), ispiratore del tavolo di discussione di ieri, martedì 26 novembre, al Fortino S. Antonio di Bari organizzato dal Levante International Film Festival.
Ospite d’eccezione uno degli autori del saggio, il sociologo tedesco Dieter Haselbach che ne ha illustrato le tesi, aspramente criticate in Germania fin dalla pubblicazione. In sintesi, l’accusa al modello tedesco è di essersi fatto garante di un’utopia non realizzata, “Cultura per tutti”, che in un dato momento ha portato a foraggiare oltre misura un organismo di cui si è perso il controllo perché
di fatto, a una crescente offerta culturale non è corrisposta la proporzionale domanda, ferma a un 10% della popolazione da dieci anni. La riduzione dei fondi operata successivamente e il massiccio avvento della digitalizzazione con il cambiamento nella fruizione, potrebbero portare a un ulteriore irrigidimento. Tra le soluzioni prospettate dal sociologo dunque, quella di considerare la cultura alla stregua di tutti gli altri settori economici in cui le opere al servizio del comparto, - teatri, musei e altre infrastrutture - siano pensati e organizzati in considerazione di un budget ridotto al 20% dell’incidenza pubblica, che ci siano infrastrutture in cui professionisti e non possano pensare a nuovi prodotti culturali e che si creino presupposti formativi, ovvero materie come “Tradizione” e “Cultura” inserite nei programmi didattici (ma per questo, aggiunge, occorrerebbe una riforma scolastica) e “officine” per esperti addetti alla produzione di contenuti culturali.

La tesi in primis da smontare, e che ha visto d’accordo tra i relatori lo stesso Presidente del LIFF Mimmo Mongelli è che ci sia una cultura di “serie A” sostenuta dai fondi pubblici e una di secondo grado non finanziata, così come non sarebbe possibile né auspicabile un reale azzeramento del sostegno statale, ma una sua riduzione al 20% o 25% perché – come poi ratificato da Ugo Patroni Griffi, delegato del Rettore per l’Università degli Studi di Bari e Presidente Fiera del Levante -, è giusto che un progetto culturale si regga prima di tutto sulla fiducia della sua validità da parte del suo autore che dunque investirà in prima persona portando dalla sua anche investitori privati.

Non è tardata la replica del prof. Francesco Bellino, filosofo e docente di Bioetica che ha definito una barbarie la possibilità di mercificare l’Arte, sostenuto a sua volta da l’editrice Maria Laterza che ha risposto all’ulteriore proposta di Haselbach di fornire a ogni bambino un tablet: “Mi chiedo che adulti saranno questi bambini a cui avremo sottratto la bellezza dell'esperienza artistica che coinvolge insieme sensi mente e cuore rendendoli fruitori di immagini dietro uno schermo; credo adulti meno sensibili, con meno abilità e più passivi “.
La Laterza ha poi portato l’esempio del museo Guggenheim di Bilbao che da cittadina semi-frequentata ha visto incrementare in meno di 3 anni il numero di turisti a 3milioni creando 10mila posti di lavoro e ammortizzando già il primo anno l’investimento di 132 milioni di euro con un incasso di 144 milioni.

Chiude gli interventi il Deputato M5S Giuseppe Brescia, membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, che ha sostenuto una maggiore e progressiva democratizzazione e ingerenza da parte dei cittadini nella scelta dei fondi a sostegno della Cultura, previa naturalmente una preparazione e la formazione di un giudizio critico. "Un grande risultato raggiunto come M5S" – dice - "è quello sulla scuola digitale che abbiamo proposto nel decreto istruzione e siamo riusciti a far passare. Si chiama “Booking Progress” e vede tra i promotori del progetto pilota la scuola pugliese “Salvatore Giuliano” di Brindisi. I docenti sono protagonisti della didattica e lavorano in rete alla costruzione del sapere con la partecipazione degli studenti. Infine condividono questi contenuti con licenza Creative Commons. Il mutamento è fondativo della società e la cultura che ne è parte integrante deve rispondere continuamente al momento in cui è calata, non si può congelare né calare dall’alto".

Presenti inoltre, Antonio Vasile, Assessore al Marketing Territoriale del Comune di Bari, il Rettore del Politecnico di Bari Eugenio Di Sciascio e il giornalista Fabrizio Versienti, moderatore degli interventi.

27/11/2013, 14:13