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Note di regia del cortometraggio "Il Cappotto di Lana"


Note di regia del cortometraggio
Il cappotto di lana è un omaggio a Caproni e alla sua poesia, dolce, sensibile e nostalgica. E’ una fiaba, completamente frutto dell’invenzione degli sceneggiatori, che ruota intorno ad una delle più belle composizioni del poeta labronico: Ultima preghiera.

Il protagonista è Amedeo, Dedo per gli amici, un bambino di 13 anni un po’ atipico per i tempi che corrono; è dolce, sensibile, ama l’arte e la letteratura. Invece che giocare alla Playstation legge libri e ascolta musica e poesie ad un vecchio obsoleto walk-man. Solo quello e la mamma, decisamente più amabile rispetto al rude ignorante padre, buffo e ridicolo nella sua volgarità popolaresca figlia di un Paese e di una città in preda ad una recessione culturale senza precedenti, riescono ad estraniarlo dal mondo circostante.

Ed è proprio per questo che Il cappotto di lana vuole anche essere un omaggio a Livorno, una città che sembra aver smarrito la propria identità, un luogo dove i suoi stessi abitanti hanno ormai perso ogni speranza e, soprattutto, la memoria di ciò che questo centro era fino a 70 anni fa, polo turistico e culturale del Mediterraneo; una città “malata di spazi” - come racconta lo stesso Caproni nelle sue poesie – con le sue immense piazze aperte ai venti, una città popolare, verace, ma a suo modo colta e ricca di storia, con monumenti e luoghi di cultura ormai lasciati nell’oblio.

E così il cortometraggio vede al suo interno continui rimandi a livornesi illustri, soprattutto Modigliani e Piero Ciampi, artisti geniali, affascinanti e “maledetti”, come affascinante e ormai “maledetta” sembra essere la loro città natìa.
E’ il padre di Dedo che incarna perfettamente quella pessimistica disillusione che affligge ormai i livornesi da qualche decennio e che lentamente, come un virus letale, sta facendo smarrire ogni memoria storica. Amedeo (l’anima caproniana) e sua madre Nara sono le eccezioni che confermano la regola e che lasciano tuttavia spazio alla speranza di un ritorno alle origini.

E infine il, cappotto di lana. Beh quello è solo un pretesto (e un incubo per gli attori che a fine luglio dovranno indossarlo) per raccontare Giorgio Caproni, la sua poesia e come la fantasia di un bambino possa decollare dalle più piccole e apparentemente insignificanti cose di tutti i giorni.

Laca Dal Canto