Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Ritratti Abusivi"


Note di regia di
Ritratti abusivi è la storia di due fallimenti. Il fallimento dello Stato, che ha permesso la cemen tificazione selvaggia di decine di chilometri di co sta campana. Ed il fallimento di una ricerca fotografica che ann i fa avviai nel territorio che avevo raccontato in un mio precedente documentario sulla strada statale Domizi ana. Riguardando il film, La Domitiana appunto, sentii il bisogno di rappresentare l’immo bilità dei volti e dei dettagli all’interno delle case di chi abitava quella strada . Così mi misi alla ricerca di soggetti da fotograf are ed il Parco Saraceno fu il primo ad accogliermi. Rimasi subito attratto dalla sua architettura geometrica e rigoro sa in totale contraddizione con il caos umano che aveva generato . Da molti anni una serie di persone aveva occupato abusivamente un parco a sua volta abusivo. Ho passato giorni a spostarmi tra una casa e l’altr a, tra intonaci ammuffiti, finestre improvvisate e arredamenti surreali. Un mondo a parte che nonostante tutto esp rimeva una vitalità da paese dei balocchi. Dove le luci sono sempre accese e dove è costante il rumore d’acqua. Un mondo dove i balconi, spesso privi di ringhiere, assomigliano a dei trampolini sospesi sul mare. Dov e i volti degli abitanti mi apparivano dei romanzi decadenti e i loro corpi sembravano piegarsi su se stessi proprio come le pareti delle loro case. Forse sarà stato l’effetto labirinto dei viali del Parco a suggestionarmi o le porte delle case sempre aperte come antri misteriosi, fatto sta che quel posto mi ha letteral mente intrappolato. È quella del Parco Saraceno una realtà che reclama di essere vista da dentro per dare la possi bilità di meravigliarsi per l’inverosimile felicità dei suoi abitanti. Così non ho saputo resistere alla necessità di anim are i ritratti che avevo scattato, per consentire a lle persone che mi ospitavano nelle loro vite di raccontarsi. Per q uesti motivi la mia ricerca fotografica è fallita. Con le sole immagini statiche non riuscivo ad esprimere la peculiarità di quel luogo, peculiarità che si potrebbe riassumere con una frase di Fabrizio De Andrè “dal letame nascono i fiori”. Un processo di nascita quindi. E nascere implica movimento, come il cinema.

( Romano Montesarchio / settembre 2013 )