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Note di regia del documentario "Noi, Zagor"


Note di regia del documentario
Raccontare Zagor e gli zagoriani è stato come tener fede a una promessa fatta. Un appuntamento rispettato quasi per caso, un modo per esprimere gratitudine per le ore belle passate insieme all’eroe di Darkwood durante tutta la mia vita. In questa bella avventura che è stata la realizzazione di “Noi, Zagor”, l’unico rammarico è di non aver fatto in tempo, per un soffio, a conoscere ed intervistare il grande Sergio Bonelli e potergli esprimere personalmente la mia gratitudine per il suo necessario e imprescindibile assenso al progetto del film. Una sua apparizione in video e in voce è assicurata grazie al frammento di un’intervista di qualche anno fa, realizzata da Andrea Bosco per la Provincia di Milano, ma la sua presenza aleggia comunque, in ogni momento del film.
In questo viaggio a Darkwood, la prima tappa è stata una casa sulla scogliera di Recco. E’ lì che la matita e il pennello di Gallieno Ferri hanno dato vita alle fantasie di Sergio Bonelli, che si firmava Guido Nolitta. Il personaggio nasce nel 1961 da gusti, influenze, interessi di due giovani non ancora trentenni, guidati anche da precise esigenze commerciali, come tutti i fumetti. Ma in Zagor c’è qualcosa di più. E’ il primo comic, almeno in Italia, dove il protagonista rivela aspetti problematici, sfumature, una certa profondità rispetto alla bidimensionalità non solo grafica di tanti altri eroi. E in questo hanno avuto peso la dirittura morale di un Ferri e la personalità curiosa, sfaccettata, in qualche modo tormentata di Sergio Bonelli. “Noi, Zagor” è un film che cerca di non tradire tutto questo.

Riccardo Jacopino